Libertà personale e libertà politica nella storia europea

Il Cammino dell'Europa

“Il Cammino dell’Europa” è un programma degli anni ’90, prodotto da Rai Cultura in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dedicato ai grandi temi dell’Europa contemporanea. La conquista della libertà politica in rapporto all’evoluzione del concetto di democrazia e alla maturazione dei moderni sistemi costituzionali, è il tema centrale trattato in questa serie. I commenti sono curati da testimoni autorevoli, alla luce dell’evoluzione storica e politica. Immagini del dipinto di Eugène Delacroix “La libertà sulle barricate”(1830). Il filmato parte dalla definizione del concetto di libertà e dalla individuazione del rapporto tra libertà personale e libertà politica. Vengono riassunte alcune posizioni del pensiero politico moderno, che ha cercato di escogitare quelle forme istituzionali e quelle garanzie adatte a garantire e tutelare i diritti individuali, interrogandosi sui maggiori rischi che possono mettere in pericolo la libertà personale. Intervista del filosofo Karl R. Popper, tratta dall’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche (1989): il problema di bilanciare la libertà individuale con le libertà di cui deve godere la collettività. La formulazione kantiana del concetto di libertà. Intervento del filosofo Salvatore Veca: la nascita delle libertà politiche. Il passaggio della libertà come prerogativa astratta che si rifà ad un’entità collettiva, all’esercizio della libertà, come possibilità di scelta da parte ciascun individuo, nell’ambito di una concreta comunità politica. Origini del concetto di libertà nell’antichità greca e romana: libertà in quel contesto storico e politico vuol dire essenzialmente assenza di schiavitù. Nel Medio Evo la libertà si arricchì della presenza storica e culturale del cristianesimo. Nella società feudale a possedere libertà di azione e movimento erano sovrani, vescovi, principi, nobili secondo una piramide gerarchica dall’alto verso il basso. La “Magna Charta Libertatum”, firmata nel giugno del 1215 dal sovrano inglese Giovani Senza Terra, segna una tappa storica: “il testo – spiega lo storico Rosario Villari – conteneva le condizioni poste dal baronaggio, dal clero e dalla grande borghesia londinese al sovrano, che per la prima volta vedeva limitato il proprio potere”. Nell’Europa moderna con il trionfo dell’assolutismo la libertà politica era attribuita in diverso grado ai vari strati della società. Nella prima Rivoluzione inglese (1642 – 1649) le motivazioni religiose e le rivendicazioni dei non nobili che rivendicavano il potere del parlamento si intrecciano. La figura di Oliviero Cromwell fautore di uno stato repubblicano, impegnato nella politica di abolizione dei privilegi di origine feudale della monarchia. La decapitazione di Carlo I Stuart rappresenta il culmine del movimento rivoluzionario. 1688 è la data della seconda ( la “gloriosa rivoluzione”) inglese. Con essa si impone un nuovo regime e un nuovo sovrano proveniente dall’Olanda calvinista: Guglielmo III di Orange. Con l’approvazione del Bill of Rights (Legge dei diritti) furono poste le basi della convivenza civile, per la prima volta un sovrano regnava non per diritto divino, ma per volontà della nazione. Intervento del giurista Vincenzo Caianiello: la rivoluzione inglese, la costituzione inglese, il concetto di diritto consuetudinario. Intervento del giurista Stefano Rodotà: la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, un passaggio storico essenziale. L’invenzione del voto diffuso, l’affermazione di un nuovo soggetto che appare per la prima volta sulla scena europea: la borghesia, nel suo ruolo sociale, economico e politico. Intervento del filosofo Salvatore Veca: la libertà politica in epoca moderna, segna un’inversione della direzione da cui discende il potere