Massimo Carboni. L'artista maledetto
Una figura superata
Massimo Carboni, intervistato al Festival della Filosofia di Modena del 2017 - Le forme del creare, parla del superamento dello stereotipo dell’artista maledetto già nel XX secolo.
Si tratta di una figura che, da Caravaggio, a Cellini, a Baudelaire, a Modigliani, lavora a contatto con il male o accetta il male, perché considera l’arte una pratica antiborghese, contraria ai valori borghesi della famiglia e della tradizione. Una figura di artista che deve esprimere la sofferenza interiore, come se la forma fosse da considerare solo uno strumento per tirare fuori certi sentimenti quando invece l’arte, per tante scuole estetiche è soprattutto forma. Oggi questa figura di artista può considerarsi del tutto superata.
L’etica creativa che molti artisti del Novecento ci hanno lasciato in eredità è molto diversa dalla concezione del maledettismo in arte, proprio perché si tratta invece di creare modelli inventivi e comunicativi di vita, che possano rappresentare un’alternativa al sistema di vita consumismo. L’arte ancora oggi può esprimere dei valori di liberazione che possono spostare questa enorme pressione ipermediatica e iperspettacolare che tutti avvertiamo.
Massimo Carboni insegna Estetica presso l’Università della Tuscia di Viterbo e l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Storico e critico dell’arte e teorico dell’estetica, si è occupato di questioni filosofiche che intersecano la pluralità delle espressioni artistiche, lo statuto delle tecniche e la radice antropologica dell’espressione. Tra i suoi libri recenti: L’occhio e la pagina. Tra immagine e parola (Milano 2002); Lo stato dell’arte. L’esperienza estetica nell’èra della tecnica (con P. Montani, Roma-Bari 2005); La mosca di Dreyer. L’opera della contingenza nelle arti (Milano 2007); Di più di tutto. Figure dell’eccesso (Roma 2009); Le arti e la tecnica: gli scenari futuri, in Terzo Millennio(Enciclopedia Italiana Treccani, 2010).