Moni Ovadia. La bellezza può salvare il mondo?
La dimensione spirituale della bellezza
Fëdor Dostoevskij (Mosca 1821 - Pietroburgo 1881) affermò che la bellezza può salvare il mondo. Moni Ovadia si addentra nella frase del grande scrittore russo, e fa notare che nella lingua originale l'accento è messo sul mondo, come se lo stesso mondo sia, in qualche modo, responsabile della bellezza.
In russo c'è inoltre una corrispondenza tra la parola "modo" e la parola "pace", il che rende il discorso ancora più sfaccettato. Tutti questi elementi fanno pensare che per Dosteovskij la bellezza dovesse essere intesa nella sua dimensione spirituale più che in quella estetica.
Il mondo è responsabile della salvezza della bellezza e la bellezza ha in qualche misura la sua dimensione salvifica nella pace, perché il testo potrebbe essere anche letto come: la bellezza salverà la pace.
Moni Ovadia nasce a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche ha dato avvio alla sua carriera d'artista come ricercatore, cantante e interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Nel 1984 comincia il suo percorso di avvicinamento al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e poi, via via proponendo se stesso come ideatore, regista, attore e capocomico di un "teatro musicale" assolutamente peculiare, in cui le precedenti esperienze si innestano alla sua vena di straordinario intrattenitore, oratore e umorista. Filo conduttore dei suoi spettacoli e della sua vastissima produzione discografica e libraria è la tradizione composita e sfaccettata, il "vagabondaggio culturale e reale" proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, quell'immersione continua in lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature e le ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare, e di cui si fa memoria per il futuro.