Remo Bodei. L'unità del sapere

Superare la separazione tra umanistico e scientifico

​​​​​Il filosofo Remo Bodei, intervistato nella Biblioteca del Senato della Repubblica, in occasione della Lectio magistralis Trasformazioni del lavoro. Macchine, intelligenza artificiale, educazione, dedicata a Gerardo Marotta, fondatore dell'Istituto italiano per gli Studi Filosofici, a un anno dalla scomparsa, parla della necessità di superare la divisione tra sapere umanistico e quello scientifico.   

Metà delle biblioteche del passato, anche di poeti e filosofi, erano fatte di testi scientifici. Ma dagli anni Cinquanta in poi si è propagandata l'idea della separazione tra materie scientifiche e materie umanistiche, per togliere valore a queste ultime. Questa separazione è oggi considerata deleteria dagli stessi scienziati.
Remo Bodei 

 

Al CERN di Ginevra una volta ho detto che la filosofia non serve a niente, nel senso che non ha un’utilità immediata, come la salute, ma serve a tutto in realtà, serve a costruire se stessi. Allora Emilio Segrè mi ha abbracciato e mi ha detto: lo dica ai nostri responsabili, che ci impongono cosa studiare, che non esiste scienza senza inventività libera.
Remo Bodei 



Remo Bodei (Cagliari 1938 - Pisa 2019) filosofo, tra i massimi esperti delle filosofie dell’idealismo classico tedesco e dell’età romantica, si è occupato anche di pensiero utopico e di forme della temporalità nel mondo moderno. 
Aveva lasciato gli studi alla Sapienza di Roma, per entrare alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove si laurea e inizia la carriera accademica. Ma la sua formazione la deve soprattutto alle lezioni di Ernst Bloch, filosofo utopista tedesco, teorico del "principio speranza" e, più in generale, agli studi in Germania, nelle università di Tubinga, Friburgo, Heidelberg e Bochum. Si è occupato a lungo del razionalismo di Baruch Spinoza e dell'ermeneutica filosofica di Hans-Georg Gadamer, studiando e approfondendo soprattutto gli esponenti della scuola filosofica tedesca. Ha curato l'edizione italiana delle opere di Friedrich Hegel e di Theodor Adorno. Al padre dell'idealismo tedesco aveva dedicato la sua prima monografia intitolata "Sistema ed epoca in Hegel", pubblicata dal Mulino nel 1975 e poi riproposta in edizione ampliata dalla stessa casa editrice nel 2014 con il titolo "La civetta e la talpa". Nel 1987 pubblica con Einaudi "Scomposizioni" (rielaborato per il Mulino nel 2016) incentrato sulle molte contraddizioni dell’uomo moderno.
Autore riconosciuto a livello internazionale le sue opere maggiori sono state tradotte in diverse lingue. Ha insegnato, oltre che alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa, anche negli Stati Uniti, alla University of California Los Angeles (Ucla). Grande capacità di comunicare, sia con gli studenti che con il grande pubblico, soprattutto su temi scottanti come la ricerca della felicità personale e i vincoli che condizionano le aspirazioni dell’individuo, tematiche su cui ha scritto alcuni suoi libri di maggiore successo come Geometria delle passioni (Feltrinelli, 1991) e Destini personali (Feltrinelli, 2002). 
Tra gli altri suoi libri: Ordo amoris (Bologna 1991); Il noi diviso (Torino 1998); Le logiche del delirio (Roma-Bari 2000); Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia (Bologna 2005); Piramidi di tempo. Storie e teorie del «déjà vu» (Bologna 2006); Paesaggi sublimi. Gli uomini davanti alla natura selvaggia (Milano 2008); La vita delle cose (Roma-Bari 2009); Ira. La passione furente (Bologna 2011); Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri (Milano 2013); Generazioni. Età della vita, età delle cose (Roma-Bari 2014); La vita delle cose (Bari-Roma 2014); La filosofia nel Novecento (e oltre) (Milano 2015); Limite (Bologna 2016); Le forme del bello (Bologna 1995, 2017 edizione ampliata). 
È stato Presidente del Comitato Scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia di Modena.