Luciano Corradini. Il debito pubblico e le tasse
Le Giornate della Lingua Italiana
Il professor Luciano Corradini, pedagogo, insegnante ed ora professore emerito di Pedagogia Generale nell’Università di Roma Tre, in questa clip ricorda quando Giuliano Amato, da Presidente del Consiglio, nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1992, operò un prelievo forzoso ed improvviso del 6 per mille su tutti depositi bancari degli italiani. Un decreto legge di emergenza lo autorizzava a farlo: in quel provvedimento, varato mentre i mercati si accanivano sulla Lira, erano state inserite una serie di misure molto impopolari: dall’aumento dell’età pensionabile alla patrimoniale sulle imprese, dalla minimum tax all’introduzione dei ticket sanitari, dalla tassa sul medico di famiglia all’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata. Prelievo sui conti correnti e Isi fruttarono insieme 11.500 miliardi di lire. L’imposta straordinaria sugli immobili divenne quella che conosciamo con la dicitura Imposta comunale sugli immobili, ovvero l’Ici.
Nel '93 Corradini, proprio in seguito all'operazione Amato dell'anno precedente, contribuì a fondare un'associazione che sosteneva la necessità di ridurre il debito pubblico italiano. A quel tempo Corradini era vice presidente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Qui si era deciso che cominciare a trovare concretamente il modo per ridurre il debito pubblico fosse perfettamente coerente con il disegno della nostra Carta costituzionale che, all'articolo 53, parla del fatto che tutti sono tenuti a concorrere alle spese generali in ragione della loro capacità contributiva e che gli stessi criteri di tassazione devono essere progressivi. Il Consiglio mise ai voti una richiesta in particolare:
Nel '93 Corradini, proprio in seguito all'operazione Amato dell'anno precedente, contribuì a fondare un'associazione che sosteneva la necessità di ridurre il debito pubblico italiano. A quel tempo Corradini era vice presidente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Qui si era deciso che cominciare a trovare concretamente il modo per ridurre il debito pubblico fosse perfettamente coerente con il disegno della nostra Carta costituzionale che, all'articolo 53, parla del fatto che tutti sono tenuti a concorrere alle spese generali in ragione della loro capacità contributiva e che gli stessi criteri di tassazione devono essere progressivi. Il Consiglio mise ai voti una richiesta in particolare:
Quel giorno il professore tornò a casa e prese una decisione esemplare: si impegnò formalmente, in una lettera privata destinata al presidente Amato, a versare il 10% del suo stipendio di professore universitario a favore della comunità. Cosa che continua a fare oramai da 25 anni.Chiediamo che le spese per la scuola, gli investimenti per i giovani, siano scorporati dalla somma del debito pubblico e che le famiglie numerose non vengano penalizzate rispetto alle altre. Non riuscimmo però a votarlo perché venne a mancare il numero legale