Massimo Marassi. La trascendenza come fenomeno originario

Heidegger nel pensiero di Severino

Massimo Marassi, intervistato in occasione del congresso internazionale Heidegger nel pensiero di Severino. Metafisica, Religione, Politica, Economia, Arte, Tecnica, che si è tenuto dal 13 al 15 giugno 2019 a Brescia, illustra i punti essenziali della sua relazione, di cui pubblichiamo di seguito il testo dell’abstract.
La quarta parte dell’opera di Emanuele Severino Heidegger e la metafisica è dedicata al rapporto tra trascendenza ed essere, in un confronto critico con il pensiero di Heidegger. In Vom Wesen des Grundes, composto nel 1928, la trascendenza si dispiega in un triplice movimento: trascendenza come oltrepassamento del mondo, del Dasein e del nulla (GA 9, 137). Questo primario significato spaziale della trascendenza viene subito corretto in senso ontico-ontologico, designando la struttura di una soggettività che esiste nella e come trascendenza.Nelle lezioni del semestre estivo del 1928, Metaphysische Anfangsgründe der Logik im Ausgang von Leibniz, l’uso del termine indicava invece due significati fondamentali: il trascendente nella differenza dall'immanente e il trascendente nella differenza dal contingente (GA 26, 204). Il primo significato presuppone una coscienza rispetto a cui qualcosa possa dirsi immanente o trascendente, mentre nel secondo significato trascendenza indica il rapporto tra l’ente condizionato e l’incondizionato (GA 26, 206). Le conseguenze immediate che si possono trarre da questa impostazione sono sinteticamente quattro.In primo luogo, Heidegger può affermare in positivo che la trascendenza è ciò che costituisce il soggetto: esistere significa trascendere. Lo stesso rapporto con l'ente è reso possibile dal fatto che la trascendenza costituisce l'Esserci.In secondo luogo, trascendenza non significa oltrepassare una barriera fra soggetto e oggetto. Ciò che viene oltrepassato è proprio l’ente che si  
rivela all’Esserci, e che, mediante la trascendenza, risulta esperibile e conoscibile.In terzo luogo, il “dove” verso cui il soggetto trascende non è né un oggetto né un ente. L’ente è ciò che è oltrepassato e non la direzione dell’oltrepassamento. Questo “dove” è chiamato “mondo”.Infine, poiché la trascendenza, come essere dell'Esserci, come fenomeno originario, oltrepassa il mondo, viene indicata con il termine “essere-nel-mondo” (GA 26, 211-213).Ciò che si intende qui evidenziare è che la trascendenza è un fenomeno costantemente presupposto, è ciò che rende possibile lo stesso manifestarsi dell’ente, o, detto con maggior rigore, ciò senza cui l’ente non può manifestarsi: la trascendenza costituisce l’apparire dell’ente e come atto fondante si temporalizza (Severino, 1994, 305). Al riguardo, il fenomeno, nel manifestarsi, esibisce la struttura costitutiva del suo stesso essere e apparire. Ne deriva che la domanda ontologica implica da una parte l’esserci stesso che pone la domanda e ciò a cui la domanda è rivolta. Tuttavia, una tale domanda, rivolta all’intero e alla totalità, non ha la pretesa di giustificare, di fondare, ma deve lasciare che la cosa si manifesti da se stessa. Si tratta di mostrare il fenomeno, non di fondarlo: infatti, anche in Sein und Zeit, le strutture esistenziali sono date e si distinguono dall’interpretazione temporale diretta a esibire il loro statuto ontologico. In tal senso si giunge a concludere che la fenomenologia si costituisce in quanto sapere originario, elaborando modalità proprie di analisi e di approccio. L’husserliano “principio di tutti i principi” e la “cosa del pensiero” di Heidegger si presentano come “fondamenti”  di un sapere che vuole essere “rigoroso” o “rivelativo”, in ogni caso si tratta di una riflessione esplicita sull’originario. Heidegger – in particolare in Der Satz vom Grund – mira a delineare come sia possibile formulare una concezione del fondamento fenomenologico (weil), che superi il metodo della metafisica limitato alla richiesta del fondamento, della causa e della ragione dell’ente (warum).Ci si può naturalmente chiedere se il rinvio di Heidegger al pensiero originario del fondo abissale non sia di nuovo un discorso sul fondamento, un approccio fenomenologico all’essere come Ab-Grund. Tuttavia, la formulazione dell’essere come Ab-Grund permette almeno di non porre in questione il fondamento dell’essere: l’abisso, o l’assenza di fondamento, esprime in modo chiaro che non si dà un luogo che non sia essere. In tal modo però si è risospinti non su un principio saldo e inconcusso, ma proprio nel fondo abissale di questo fondamento, o nel fatto che il fondamento è in realtà un fondo abissale. L’essere è fondante in quanto privo di fondamento (GA 10, 93). Heidegger può dire: “La rosa è senza perché, ma non senza fondamento” (GA 10, 101). Il fiorire della rosa “si fonda in esso stesso, ha il proprio fondamento presso esso stesso e in esso stesso” (GA 10, 101). Quando la trascendenza come fondamento dell’essere dell’ente è pensata in tale prospettiva, essa avviene insieme come luogo che permette l’apparire dell’ente e istituisce il senso dell’accadere. In tal modo “il fondare e il fondarsi costituiscono, in un atto unitario, la trascendenza” (Severino, 1994, 295). Da qui però sorge un’altra domanda: questa totalità presente, in cui appare l’atto unitario del trascendere, costituisce la totalità in quanto tale? La totalità raccoglie tutto in sé, nella ripetizione immanente del medesimo, e coincide così con l’assoluto stesso, o la trascendenza è un fenomeno che può e deve eccedere all’infinito la totalità?

Massimo Marassi insegna Filosofia teoretica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica di Milano. È vicepresidente della Stiftung Studia Humanitatis di Zurigo. Si è occupato di storia dell'umanesimo (Bruni, Alberti, Vico), della neoscolastica tedesca (Rahner, Lotz), di ermeneutica (Schleiermacher, Heidegger, Grassi, Gadamer), di filosofia trascendentale (Kant), del pensiero postmoderno (Lyotard). Ha coordinato l'edizione dell'Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano 2006, in 12 volumi. Dall'AA 2010-2011 è Direttore del Dipartimento di Filosofia. Dal 2012 dirige la «Rivista di Filosofia Neo-Scolastica», fondata nel 1909. Dal 2015 coordina il gruppo di Assicurazione Qualità delle attività di ricerca di Ateneo.