Marco Francesconi. La preziosa 'inutilità' dell'inconscio

Tempi e luoghi del pensiero consapevole e di quello inconsapevole

Marco Francesconi, intervistato in occasione del seminario Studiare musica: solo i professionisti? O tutti, anche a scuola? che si è svolto nel borgo di Montecastelli Pisano dal 31 luglio al 2 agosto, parla della relazione La preziosa inutilità dell’inconscio, scritta a quattro mani con Daniela Scotto di Fasano
Il titolo è stato scelto per il suo aspetto provocatorio, dato che il contesto in cui questa relazione è stata svolta era proprio quello di vedere se era inutile insegnare musica e in generale quelle materie considerate inutili, per cui l’analogia con l’inconscio è immediata dal momento che se l’inconscio non si conosce può essere considerato inutile. Non si tratta di ribaltare il discorso dando la priorità assoluta all’inconscio, Freud non lo ha mai fatto, anzi è stato il più grande psicologo della coscienza alla quale assegnava una funzione dominante, ma se l’inconscio non è il dominatore non è neanche da relegare in una funzione di inutilità.  Ciò che è importante è l’interazione tra le due parti, conscio e inconscio, entrambe fondamentali nel permettere una maggiore profondità della visione della realtà. 

Così anche l’inconscio oggi non è soltanto un territorio spaventoso, come spesso viene immaginato, ma è qualcosa di interattivo, è un altro modo di guardare la realtà, sempre tenendo conto però che, anche se non ci piace molto, arriva prima l’inconscio nel dare risposte e questo è un dato suffragato anche dalle neuroscienze: l’inconscio è il primo a decidere e solo dopo la coscienza viene informata di ciò che è stato avviato e può intervenire e bloccare.


In Toscana, nel borgo di Montecastelli Pisano che Philipp Bonhoeffer, cardiologo, violinista, liutaio, ha reso un particolarissimo centro di ricerca musicale e scientifica, dal 31 luglio al 2 agosto, si è svolto un seminario residenziale di musica, filosofia e psicoanalisi dal titolo “Studiare musica: solo i professionisti? O tutti, anche a scuola?” con il patrocinio di Rai Cultura e dell’Università di Pisa. Studenti universitari musicisti, musicisti professionisti, filosofi, psicoanalisti, hanno discusso, guidati dall’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis, sul valore di formazioni abitualmente giudicate di poco conto se non, addirittura, superflue: latino, greco, musica, arte, filosofia...psicoanalisi. 


Marco Francesconi insegna Psicologia Dinamica presso l’Università degli Studi di Pavia. È medico, specialista in Neurologia e in Psichiatria, Psicoterapeuta Psicoanalitico. Già socio dell’Associazione Studi Psicoanalitici (ASP, Milano) è ora Associato all’Istituto Italiano Psicoanalisi di Gruppo (IIPG-EFPP) e membro dell’Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica della Svizzera Italiana (APPsi, Lugano). Docente di Teoria Psicoanalitica presso le scuole di psicoterapia dell’Associazione Italiana Psicoterapia Psicoanalitica Infantile (AIPPI, Milano) e dell’IIPG di Milano. Si è interessato di problematiche connesse ai percorsi di crescita psicologica in particolare alla luce dei nuovi scenari imposti dai mutamenti sociali. Suoi lavori sono comparsi in volumi collettanei e in numerose riviste nazionali e internazionali. Ha curato – o compartecipato nella curatela con D. Scotto di Fasano – la pubblicazione di: L’appetito: un crimine? Adolescenza e cultura del limite (Milano 2004); L’interpretazione della colpa, la colpa dell’interpretazione (Milano 2005); Adolescenti: cultura del rischio ed etica dei limiti (con M.A. Zanetti, Milano 2009); Apprendere dal bambino. Riflessioni a partire dall’Infant Observation (con D. Scotto di Fasano, Roma 2009); L’ambiguità nella clinica, nella società, nell’arte (con D. Scotto di Fasano, Torino 2013); Il sonno della ragione. Saggi sulla violenza (Napoli 2014); La complessità della memoria. Neuroscienze, etica, filosofia, psicoanalisi (Milano 2014); Aree di confine. Cosa, corpo, parole tra filosofia e psicoanalisi (con D. Scotto di Fasano, Milano 2017).