Piero Cipriano. Il libro bolañiano dei morti 

Esercizi di ego dissoluzione

Piero Cipriano parla del suo Libro bolañiano dei morti, edito da Milieu nel 2020, l’anno del grande panico, in cui c’è stata in occidente la consapevolezza del fatto che si viene al mondo per morire, scritto in una  dimensione domestica, che l’autore definisce “un manicomio domestico”, nel quale tutti eravamo confinati. 
Il libro bolañiano dei morti è un saggio narrativo, un ibrido letterario, ma soprattutto un racconto della quotidianità che abbiamo vissuto, diviso in tre parti, un prima, in cui la pandemia già si sentiva nell’aria, un durante e un dopo. Un racconto di quello che succede all’umanità occidentale, impegnata in un’isteria di lavoro e di iperproduzione, ad una società della performance, che diventa società della stanchezza e della depressione. 

Una società troppo attiva, che si è dovuta fermare per questa pandemia e ha dovuto esperire dei mesi di noia. Come dice Walter Benjamin la noia è un uccello incantato che cova le uova dell’esperienza e noi abbiamo dovuto richiuderci nel nostro manicomio domestico a covare le uova dell’esperienza, che non avevamo mai covato e abbiamo dovuto riflettere su cosa siamo come umanità e sul motivo per il quale ci siamo separati dalla natura, vista come materia inerte da cui trarre profitto. 

Un libro dei morti che la società moderna non aveva, a differenza di altre culture, come quella tibetana, in cui un libro di culto accompagna i  morienti verso la morte, scritto nei mesi in cui ci siamo trovati in quella dimensione tra la vita e la morte, che i tibetani chiamano Bardo, una dimensione di sospensione, di irrealtà, da fine del mondo, in cui tutti pensavamo di morire e che Cipriano ha provato a raccontare da una prospettiva bolañiana, ossia che attinge dalla conoscenza della morte che Roberto Bolaño (Santiago del Cile, 1953 – Barcellona, 2003) ha avuto negli ultimi mesi della sua vita.

Piero Cipriano (1968) è medico, psichiatra, psicoterapeuta, di formazione cognitivista ed etnopsichiatrica. Dopo aver lavorato in vari dipartimenti di salute mentale dal Friuli alla Campania, da alcuni anni lavora a Roma in un SPDC. Autore di numerosi articoli e saggi scientifici, ha inoltre pubblicato romanzi, tra cui Film anarchico e impopolare, e vari cortometraggi.