Massimo Cacciari. Riflessioni sul tempo presente 

La fine delle reti sociali e l'ideologia della distanza   

Massimo Cacciari, intervistato nell’aprile 2021, partendo dalla celebre affermazione di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, che definiva la filosofia come il proprio tempo storico appreso con il concetto, esprime le proprie considerazioni filosofiche sul tempo presente, dominato dalla pandemia e dalla questione sanitaria. 
Il filosofo risponde a domande sul concetto di salute, che secondo la definizione dell’OMS non è la semplice assenza di malattia ma il completo benessere fisico, sociale e mentale della persona, sui rischi che situazioni mortificanti per l’educazione e la psiche dei giovani, come la didattica a distanza divengano permanenti e sul rapporto tra filosofia e medicina nel mondo contemporaneo, molto stretto nell’antichità classica. 

Viviamo oggi in uno stato permanente di eccezione, che si caratterizza per il venir meno di uno spazio pubblico, ossia di connessioni sociali, di luoghi di reale partecipazione e di effettivo confronto, come i partiti e i sindacati. Negli anni Sessanta e Settanta, in presenza di uno spazio pubblico reale, una condizione di sofferenza per una situazione come quella attuale sarebbe stata inconcepibile, così come sarebbero state inconcepibili misure come il coprifuoco. 

Oggi viviamo da individui e l’ideologia della distanza, che, si racconta che verrebbe meno grazie ai mezzi di comunicazione, invece si moltiplica e viene estremizzata dalla crisi attuale. 

La patologia della sicurezza, che travalica enormemente la realtà dell’epidemia, ha esaltato soltanto quest’ansia di sicurezza, che inizia almeno dalla grande crisi degli anni Ottanta del XX secolo, quando le ragioni dell’insicurezza non sono state affrontate.  

C’è stata un’impotenza strategica assoluta da parte di tutte le autorità e le uniche strategie sono state la chiusura totale e l’attesa salvifica del vaccino. Sembra quasi l’avverarsi del sogno, magari anche involontario, dell’addomesticamento universale attraverso un modello di distanza sociale universale. 

Massimo Cacciari è professore emerito di Estetica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha rivolto la sua attenzione alla crisi dell’idealismo tedesco e dei sistemi dialettici, valorizzando la critica della metafisica occidentale propria di Nietzsche e di Heidegger e seguendo la genealogia del pensiero nichilistico nei classici della mistica tardo-antica, medievale e moderna. Tra le sue opere recenti: Della cosa ultima (Milano 2004); Dallo Steinhof. Prospettive viennesi del primo Novecento (Milano 2005); Tre icone (Milano 2007); La città (Rimini 2009); Hamletica (Milano 2009); Il dolore dell’altro. Una lettura dell’Ecuba di Euripide e del Libro di Giobbe (Caserta 2010); Io sono il Signore Dio tuo (con P. Coda, Bologna 2010); Ama il prossimo tuo (con E. Bianchi, Bologna 2011); Doppio ritratto. San Francesco in Dante e Giotto (Milano 2012); Il potere che frena (Milano 2013); Labirinto filosofico (Milano 2014); Filologia e filosofia (Bologna 2015); Re Lear. Padri, figli, eredi (Caserta 2015); Occidente senza utopie (con P. Prodi, Bologna 2016); Generare Dio (Bologna 2017); La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo (Torino 2019); Il lavoro dello spirito (Milano 2020). È componente del Comitato Scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia.