Barbara Stiegler. La democrazia in pandemia

Il dovere degli intellettuali 

Nel video Barbara Stiegler, intervistata nel novembre 2021, parla del suo saggio La democrazia in pandemia, pubblicato in Italia da Carbonio Editore (traduzione di Anna Bonalume). 

Il testo, pubblicato da Gallimard nel 2021, è il risultato di lunghe conversazioni avute con ricercatori, studenti, cittadini, amici, nei primi mesi della pandemia “per cercare di elaborare tutti insieme la comprensione di quello che ci stava capitando di vivere“. La Stiegler ci esorta “A far circolare il sapere (che non si capitalizza, ma si elabora insieme), a intervenire nei dibattiti politici cruciali per la nostra democrazia nei mesi e negli anni a venire. (…) E che, piuttosto che tacere per paura di aggiungere polemiche alla confusione, il dovere degli intellettuali e dei cittadini è di rendere di nuovo possibile la discussione scientifica e trattarla nello spazio pubblico.”

Immersi nel continente mentale della Pandemia… le nostre menti sono come occupate.

Negli ultimi decenni abbiamo completamente cambiato il concetto di educazione: fino a poco tempo l’insegnamento era un atto collettivo, ma poi progressivamente si è imposta l’idea, sotto l’influenza del neoliberalismo, che educazione significasse acquisire un capitale di competenze, un capitale di formazione e questo ha prodotto una competizione tra persone sempre più isolate. Pertanto, se si intende l’educazione in questo modo, allora è possibile farla in rete.

Nel corso dell'intervista, Barbara Stiegler risponde ad alcune domande sul rapporto tra scienza e politica, in riferimento al Tradimento dei chierici di Julien Benda, sul rapporto dell’uomo con le nuove tecnologie, che hanno reso possibile il lavoro e la didattica a distanza, sulla sorte oggi sempre più precaria dell’Illuminismo in Occidente e sulla paradossale deriva dell’ideologia marxista. 

Barbara Stiegler (1971), è docente all’Università di Bordeaux-Montaigne e membro dell’Istitut Universitaire de France. Ha vinto il Grand Prix Moron della Fondazione Renaudin nel 2019. Attualmente ha concentrato la sua ricerca nel campo della filosofia politica sulla storia del liberalismo e della democrazia. Il suo lavoro si colloca nel filone critico iniziato da Michel Foucault, per ampliare la ricerca filosofica verso le origini biologiche del neoliberismo.