L'Odissea. Le donne 

Laura Pepe 


Nel video la storica Laura Pepe parla delle figure femminili dell’Odissea. 
Alla fine del XIX secolo, lo scrittore inglese Samuel Butler scrisse un libro dal titolo L'autrice dell'Odissea, sostenendo che il poema attribuito ad Omero sarebbe stato in realtà scritto da una donna, perché i personaggi femminili risultano più intelligenti, scaltri e astuti di quelli maschili. Una tesi che non è da condividere, ma che ci fa capire l’importanza delle figure femminili dell'Odissea. 
La Pepe sofferma in particolare sui personaggi di Nausicaa, Calipso, Circe e Penelope.  

Nausicaa, la figlia del re dei Feaci, si innamora di Ulisse, senza sapere di essere solo uno strumento nelle mani di Atena, che si serve di lei per mettere in salvo il protagonista del poema e riportarlo ad Itaca.  

Calipso e Circe sono due donne che hanno moltissimi punti in comune: indipendenti, nel senso che vivono da sole senza una presenza maschile, seduttrici e ammaliatrici. Sono due donne molto pericolose, che rischiano di far dimenticare all’uomo la sua natura e la sua umanità. Questo è evidente per Circe, che trasforma i compagni di Ulisse in porci, ma è vero anche per Calipso che, per convincere Ulisse a sposarla, gli promette il dono dell’immortalità, cercando quindi di allontanarlo dalla sua natura umana. In termini di pericolosità entrambe possono essere avvicinate ad un altro gruppo femminile dell’Odissea, quello delle Sirene, delle quali Ulisse vuole ascoltare il canto, senza cedere alla seduzione. 

Il viaggio di ritorno di Ulisse in patria è un viaggio di riappropriazione del sé, della propria identità umana, ma anche dell’accettazione dei limiti e della bellezza che l’umanità comporta. 

Penelope, infine, secondo la Pepe, è un personaggio ambiguo, ingannevole, che anche se aveva resistito ai Proci, nello stesso tempo li aveva spesso anche illusi, mandando loro dei messaggi abbastanza equivoci.

Ci sono tradizioni successive ad Omero in cui viene messo in luce questo lato oscuro di Penelope e soprattutto una, secondo la quale quando Ulisse ritornò in patria la ripudiò perché aveva scoperto che si era fatta sedurre da uno dei pretendenti. Nell’Orlando Furioso Penelope viene definita meretrice e la stessa idea viene condivisa da Giambattista Vico nella Scienza Nuova. Ma è in particolare l’astuzia a caratterizzare la figura di Penelope, tanto che può essere definita il perfetto doppio di Ulisse. 

Le donne omeriche sono molto più libere delle donne della Grecia classica, che erano considerate degli esseri privi di ragione e di intelletto. I greci, come tutti gli altri popoli dell’antichità, erano profondamente misogini e ne è prova il fatto che l’origine di tutti i mali è stata Pandora, mandata da Zeus per punire il genere maschile. Nell’Odissea, se si fa eccezione per Nausicaa, che in realtà è una donna ancora immatura, tutte le donne sono esempi negativi  e neppure Penelope fa eccezione: per gli antichi greci, per il mito greco la donna perfetta non esiste. 

Laura Pepe è professoressa di Diritto greco antico all’Università degli Studi di Milano, è autrice di libri e saggi accademici sul diritto penale e il diritto di famiglia nell’antichità e di manuali di storia antica e grammatica latina per la scuola secondaria superiore. Per Laterza ha scritto Gli eroi bevono vino. Il mondo antico in un bicchiere (2018); La voce delle Sirene. I Greci e l’arte della persuasione (2020).