Carlo Diano. Da Parmenide a Zenone

La nascita della scienza 

Nel video una lezione del filologo e filosofo Carlo Diano del 2 febbraio del 1970. 

La rivoluzione di pensiero a cui noi dobbiamo la scienza di cui siamo orgogliosi nella nostra civiltà si compie in Italia tra Crotone ed Elea tra la metà del VI e la metà del V secolo a. C. ad opera di Pitagora, Parmenide e Zenone. Parmenide con l’essere e Zenone con i famosi sofismi, che piuttosto sono delle antinomie sul mondo e sulla molteplicità.  
Carlo Diano


La prima testimonianza che noi abbiamo su Parmenide è di Platone, nel Teeteto e nel Sofista: Platone dice che secondo Parmenide il tutto è uno e tutte le cose sono una cosa e a Parmenide dà il nome di maestro venerando e terribile.  
Zenone nega che se il punto avente posizione dei pitagorici ha grandezza e non si risolve nello zero è nello stesso tempo infinitamente piccolo e infinitamente grande. 

Ciò che è lontano vedilo con il tuo pensiero saldamente vicino perché mai tu potrai tagliare l’essere e fare sì che l’essere non sia continuo con l’essere, né tale che in un ordine dato si sparga intero in ogni direzione o si riunisca. 
Parmenide 

Io ti dirò e tu ascoltami e intendi la mia parola quali sono le vie le sole che è dato pensare. Una dice: è ed esser non può che Non Sia, della persuasione è la via che alla verità si accompagna. L’altra dice: non è ed è necessario Non Sia, e questo io ti dico è il sentiero sul quale non c’è domanda che trovi risposta perché tu non puoi mai conoscere ciò che non è non ci si arriva e neanche lo puoi enunciare. 
Parmenide


L’essere, dice Parmenide, è un tutto, è una totalità qualitativa non quantitativa. Ciò che Parmenide scopre è l’essere, a differenza dei pitagorici che l’essere consideravano dal punto di vista quantitativo. 

Le antinomie del Parmenide di Platone sono state ritrovate da più di un secolo alla base stessa della matematica: nel 1931 Kurt Gödel riuscì a dimostrare che è impossibile dimostrare la coerenza di un sistema se non uscendo fuori dal sistema stesso e che sempre si può costruire un numero che non può essere dimostrato se non nel caso in cui gli assiomi da cui il sistema parte sono incompatibili e cioè sono in contraddizione tra loro. 
Carlo Diano 

Il video è tratto dal programma Rai del 2 febbraio del 1970, Da Parmenide a Zenone di Giuseppe Di Martino, con Simone Viani, assistente di Storia della Filosofia, Francesco Carfagna, Salvatore Ciccarello, Fabio Marandino, allievi del Liceo “Mamiani” di Roma. Attori: Carlo d’Angelo e Daniele Tedeschi. In redazione: Carla Ghelli e Patrizia Cecchitelli. 

Carlo Diano (Vibo Valentia 1902 – Padova 1974) fu allievo di Nicola Festa, Vittorio Rossi e Giovanni Gentile. Dopo aver insegnato Latino e Greco nei Licei, dal 1933 al 1940 fu comandato dal Ministero degli Esteri come lettore di lingua italiana nelle università di Lund, Copenhagen e Göteborg, cosa che gli permise di lavorare nonostante il rifiuto di iscriversi al Partito Fascista. A Roma frequentò assiduamente l’ambiente della scuola romana di Storia delle Religioni, che grande parte ebbe nel suo pensiero storico-religioso e studi composizione al Conservatorio di Santa Cecilia. Dal 1946 insegnò Grammatica Greca e Latina, Papirologia, Storia della filosofia antica, Letteratura greca, Storia antica presso l’Università di Bari. Nel 1950 vinse il concorso a cattedra di Letteratura Greca presso l’Università di Padova, dove rimase fino al collocamento a riposo. Ivi tenne anche diversi insegnamenti tra cui un seguitissimo corso di Storia delle Religioni. Fu più volte Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e dal 1958 al 1974 direttore del Centro per la Tradizione Aristotelica nel Veneto da lui fondato. Le sue traduzioni dei Tragici, di Epicuro, di Platone, di Eraclito, di Menandro e di Meleagro lo annoverano fra i maggiori traduttori dei classici. Per i suoi studi epicurei, iniziati nei primi anni ’30, per l’edizione degli Ethica e di papiri ercolanesi è riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori e più autorevoli studiosi del filosofo di Samo. Insignito di numerose medaglie, riconoscimenti e onorificenze sia in Italia che all’estero, nel 1969 gli fu conferito il Premio dell’Accademia Nazionale dei Lincei; fu inoltre socio di numerose accademie italiane e straniere, sia in Europa che negli Stati Uniti. Si spense a Padova il 12 dicembre 1974.