Maurizio Ferraris. La tradizione tecnoumanistica

Una cauta apologia

Nel video Maurizio Ferraris, autore del libro Imparare a vivere, pubblicato da Laterza, intervistato il 4 marzo del 2024, parla di umanesimo e tecnologia e risponde ad una domanda sul rapporto tra il transumanesimo e le nuove ideologie ambientaliste. 

Quanto segue è, in fondo, una cauta apologia della tradizione tecnoumanistica, ossia umanistica in quanto tecnologica, e viceversa. Il che significa semplicemente questo: di apologie dell’umanesimo come fonte di ogni bene è pieno il mondo, così come, d’altra parte, le librerie traboccano di libri il cui scopo è metterci sull’avviso circa i pericoli con cui la tecnica onnipotente minaccia l’umano, scatenando una battaglia in cui si vaticina il trionfo dell’intelligenza artificiale che soggiogherà l’intelligenza naturale. 
Maurizio Ferraris, Imparare a vivere, prologo

C’è un’immagine fuorviante dei rapporti tra tecnica e umanesimo che vede questi due termini in antitesi, da una parte una tecnica senz’anima, fatta di acciaio ed elettricità e dall’altra l’umano, che è tanto più perfetto quanto più è lontano dalla tecnica e vicino alla natura e che deve preservarsi dalla tecnica per conservare la propria umanità.  


In realtà l’uomo abbandona la forma di vita animale solo quando comincia a servirsi degli apparati tecnici. E sistemi tecnici sono anche le istituzioni, la famiglia, la società, il linguaggio: tutto questo è ciò che rende l’umano tale. Pertanto, se vogliamo essere davvero degli umanisti non possiamo fare a meno della tecnologia, perché la tecnologia è ciò che trasforma l’animale non umano nell’animale umano.  

Noi sentiamo spesso lo slogan che dobbiamo salvare il pianeta, ma il pianeta non sarà certo distrutto da noi e ci sono infinite specie che aspettano soltanto che l'umano si faccia da parte magari autodistruggendosi, il che è possibilissimo, per poterne prendere il posto, proprio come gli umani hanno preso il posto dei dinosauri. 

Quindi noi non dobbiamo salvare il pianeta, che si salva da solo, ma dovremmo dire che bisogna salvare l'ambiente entro cui l'umano può prosperare e svilupparsi. La nozione di ambiente è correlata con la nozione di umano: l’ambiente è ciò dentro cui si sviluppa l'umano, se non ci fosse l'umano non ci sarebbe propriamente neanche l'ambiente.  


Maurizio Ferraris, filosofo italiano, è professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Torino, dove dirige il LabOnt (Laboratorio di ontologia). Editorialista di "La Repubblica", è inoltre direttore della "Rivista di Estetica", condirettore di "Critique" e della "Revue francophone d’esthétique". Fellow della Italian Academy for Advanced Studies (New York), della Alexander von Humboldt-Stiftung e del Käte Hamburger Kolleg "Recht als Kultur" di Bonn, Directeur d’études al Collège International de Philosophie, visiting professor alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e in altre università europee e americane. Ha scritto una cinquantina di libri tradotti in varie lingue. Tra i più recenti, segnaliamo Documentalità (2009), il Manifesto del nuovo realismo (2012), Filosofia per dame (2011), Anima e iPad (2011), Spettri di Nietzsche (2014), Mobilitazione totale (2015), Emergenza (2016), Mobilitazione totale (2016), L'imbecillità è una cosa seria (2016), Filosofia teoretica (2017), Postverità e altri enigmi (2017), Il denaro e i suoi inganni (2018, scritto insieme a John R. Searle). Del 2024 Imparare a vivere edito da Laterza.