Figli della terra e di cielo stellato

Dall'"Oltre" delle Laminette Auree Orfiche al "qui ed ora" della Dea di Parmenide

Nel filmato la registrazione dell'opera Figli della terra e di cielo stellato. Dall'”Oltre” delle Laminette Auree Orfiche al “qui ed ora” della Dea di Parmenide, rappresentata a Sarzana il 21 luglio 2024, nell’ambito del Festival Mythoslogos, ideato e diretto da Angelo Tonelli, con il patrocinio del Comune di Sarzana e il contributo dell'Unione Buddhista Italiana, dedicato alla Sapienza, Filosofia, Arte e Cultura dell'antichità greca e latina. 

Figli della Terra e di Cielo Stellato: è questo il lignaggio divino che l’iniziato orfico è tenuto a riscoprire in sé;questo è il compito, il senso assoluto di una vita intera di purificazione costante e crescente, l’unico tesoro che l’anima orfica si porterà dietro nel suo viaggio di liberazione e ricongiunzione al Divino nell’Oltre.
Questa conoscenza, o meglio questa ritrovata, prima sperata poi esperita consapevolezza della propria ascendenza celeste, è il viatico inciso nelle laminette d’oro orfiche poste, a sigillarne il cuore, sul petto del trapassato che, a sua volta, verrà sigillato e custodito come corpo nella tomba.
Solo allora, come spirito finalmente, si desterà viaggiatore ardente e assetato dell’ambitissima sorgente del lago di Mnemosyne, la Memoria come Divinità, il cui dono esclusivo permette il viaggio di risalita delle divine sfere celesti verso il ricongiungimento con gli Dei.
Lo scopo di tutta una esistenza volta alla pratica iniziatica culminava così e altro non era in fondo, ancora in chiave misterico-religiosa, che l’adempimento del più alto e sacro monito della Grecità: l’Apollineo CONOSCI TE STESSO.
È qui che si compie il passaggio, come per una sorta di osmosi, tra la religiosità misterica e la sapienza, un passaggio che scaturisce appunto dalla e nella vissutezza - ovvero nell’esperienza incarnata- della Sophia.
Così dall’Oltre delle Laminette Orfiche approdiamo al quiedora annunciato nel Poema di Parmenide dalle parole enigmatiche e insieme adamantine della Dea sul mistero dei misteri. Quello della Realtà unica e suprema che sostanzia il tutto e che parimenti ci costituisce:
su ciò-che-è e che-non-può-non-essere, perché ingenerato, indistruttibile, saldo, senza-inizio, senza fine, inviolabile, in ogni parte uguale a se stesso, uno, continuo, tutto intero, e sempre QUI ED ORA. Questo è il dono della Dea di Parmenide, come sembra anche arcanamente trapelare dalle arcaiche raffigurazioni della Kore Sacra che offre la melagrana, frutto simbolo dell’Uno-Tutto; questa la promessa orfica della salvezza ultraterrena legata
all’attingimento alla sorgente celeste di Mnemosyne, custode intatta della nostra origine “altra”e “aurea”, astrale e divina, dunque incorruttibile.
A questo mistero dei misteri, al mistero stesso del vivente così come simboleggiato dall’Oltre delle Laminette d’oro Orfiche e Dal Qui-ed-Ora del Poema di Parmenide, dedichiamo la nostra Visione Coreutica.

Lo Sguardo “Oceanico” dell’Intuizione Noetica: Il frammento 4 A. T. del poema sacro di Parmenide:

Guarda allo stesso modo come le cose lontane siano saldamente vicine nell’intuizione, perché non scioglierai ciò che è dall'essere connesso con ciò che è, né se viene completamente disperso ovunque nel cosmo, né se viene riunito.
Parmenide, Dell’origine, frammento 4, traduzione di Angelo Tonelli 

 L'occhio aperto,
 Luce radiante esso stesso, occhio sveglio che contempla e conosce,
 quello nella cui pupilla danza, “duettando” in circolo il Cosmo Tutto.

L’occhio chiuso,
palpebra serrata al mondo cangiante, occhio assorto, metaintrospettivo 
dell'”Interrogai me stesso” di Eraclito, dischiudentesi sulla soglia dell'Oltre
alla “Casa della Notte”: da lì, meditante, risvegliato, riassorbe tutto il “ciò che è” in sé. 

Lo Sguardo della “coscienza oceanica”,
adottando la splendida definizione di Angelo Tonelli, è incoronato - 
sorretto dal tronco assiale di una colonna a capitello ionico - dalla Corona delle Corone: dalla promessa divina di realizzazione e attingimento supremo che ora sì, può dirsi davvero assoluto, quello donato dal rivelarsi DEL CUORE CHE NON TREMA DELLA BEN ROTONDA VERITÀ, annunciato a Parmenide dalla Dea a conclusione del Proemio. 

Due occhi come Sole e Luna,
come la stessa dualità della legge Naturale del Mondo Diveniente e Manifesto; due occhi noetici che gettano Luce, attraverso la Visione, una e unica, sul CIÒ CHE È NON È POSSIBILE CHE NON SIA, perché Tutto è inviolabilmente UNO VIVENTE e si fa percepire immediato, intero, integro, inseparabile, continuo, conchiuso, compiuto e infinito. Tutto Uno, perfetto, qui ed ora: celato nel recesso più segreto ed estatico di ogni palpito sta il “cuore che non trema della ben rotonda verità" della nostra Anima. Divina
Valentina Cagliesi


Figli della terra e di cielo stellato. Dall'”Oltre” delle Laminette Auree Orfiche al “qui ed ora” della Dea di Parmenide è una Performance Coreutico Sapienziale, con Chiara Cellini e Solange Passalacqua, ”drontes”, Angelo Tonelli, voce recitante, musiche originali di Alessio Boni, compositore vibrazionale a 432Hz, Daniele Dubbini, musicista polistrumentista.
Soggetto, regia, danza e coreografie di Valentina Cagliesi