Dalla «Rerum novarum» alla Democrazia Cristiana di Murri 

Sergio Zoppi

Nel video Sergio Zoppi, intervistato il 28 aprile 2025, parla dell’Enciclica di Papa Leone XIII «Rerum novarum» e della nascita della Democrazia Cristiana di Romolo Murri

Si parla da qualche tempo della ventura enciclica di Leone sulla questione sociale. Io credo che questo documento, quantunque non verrà a rivelare nuovi dommi, debba pur essere un passo che avvicini ancora la Chiesa alle classi povere della società.
Romolo Murri

Pochi giorni dopo, il 15 maggio, al termine di un lungo processo di preparazione, Leone XIII emanò l’enciclica sulla condizione degli operai. «L’osservatore romano» ne pubblicò il testo, nell’autentica versione italiana, il 23 successivo. I portentosi progressi della scienza e della tecnica e i nuovi metodi dell’industria, le mutate relazioni tra padroni e operai, l’accumularsi della ricchezza nelle mani di pochi, l’estesa povertà, il più vivo sentimento nelle classi lavoratrici delle proprie forze l’unione tra loro più intima, tutto questo insieme di cose peggiori i costumi erano i fattori che la «Rerum novarum» elencava nel preambolo come cause di un profondo e lacerante conflitto che stava agitando i popoli, turbando l’ordine politico e influendo sull’economia che, con la produzione e il commercio in poche mani, faceva sì che «un piccolissimo numero di stracchi hanno imposto all’infinita moltitudine dei proletari un giogo poco men che servirle».
Sergio Zoppi 

Nella presente questione, lo scandalo maggiore è questo: supporre una classe sociale nemica naturalmente dell'altra; quasi che la natura abbia fatto i ricchi e i proletari per battagliare tra loro un duello implacabile; cosa tanto contraria alla ragione e alla verità. In vece è verissimo che, come nel corpo umano le varie membra si accordano insieme e formano quell'armonico temperamento che si chiama simmetria, così la natura volle che nel civile consorzio armonizzassero tra loro quelle due classi, e ne risultasse l'equilibrio. L'una ha bisogno assoluto dell'altra: né il capitale può stare senza il lavoro, né il lavoro senza il capitale. La concordia fa la bellezza e l'ordine delle cose, mentre un perpetuo conflitto non può dare che confusione e barbarie. Ora, a comporre il dissidio, anzi a svellerne le stesse radici, il cristianesimo ha una ricchezza di forza meravigliosa.
Lettera Enciclica di S.S. Leone XIII «Rerum novarum»

La stesura dell’enciclica, affidata a più mani, non fu semplice. Leone XIII voleva ammonire, insegnare e tracciare nuove vie d’impegno religioso e sociale, cercando di scuotere ma non di dividere un mondo cattolico in larga misura su posizioni moderate se non conservatrici. 
L’enciclica affrontò temi scottanti: l’uso della proprietà privata, i rapporti tra la famiglia e lo Stato, la lotta di classe, i doveri dei lavoratori e dei padroni, l’uso delle ricchezze, la dignità del lavoro, gli obblighi e i limiti dell’intervento dello Stato, la tutela del lavoro degli operai, delle donne e dei giovani , la remunerazione delle prestazioni, il risparmio, le associazioni tra i lavoratori. 
Se la presa di posizioni antisocialista e antiborghese era netta, argomentata e vibrante, la via tracciata per i cattolici appariva ardua e non sempre rettilinea.
Sergio Zoppi

 Ma bisogna inoltre considerare una cosa che tocca più da vicino la questione: che cioè lo Stato è una armoniosa unità che abbraccia del pari le infime e le alte classi. I proletari né di più né di meno dei ricchi sono cittadini per diritto naturale, membri veri e viventi onde si compone, mediante le famiglie, il corpo sociale: per non dire che ne sono il maggior numero. Ora, essendo assurdo provvedere ad una parte di cittadini e trascurare l'altra, è stretto dovere dello Stato prendersi la dovuta cura del benessere degli operai; non facendolo, si offende la giustizia che vuole si renda a ciascuno il suo, Onde saggiamente avverte san Tommaso: Siccome la parte e il tutto fanno in certo modo una sola cosa, così ciò che è del tutto è in qualche maniera della parte (S. Th. II-II, q. 61, a. 1 ad 2). Perciò tra i molti e gravi doveri dei governanti solleciti del bene pubblico, primeggia quello di provvedere ugualmente ad ogni ordine di cittadini, osservando con inviolabile imparzialità la giustizia cosiddetta distributiva.
Lettera Enciclica di S.S. Leone XIII «Rerum novarum»

Noi domandiamo che alle classi inferiori sia aperta la via al progresso: l'operaio potrà conseguirlo specialmente per mezzo della solidarietà e della cooperazione, poiché queste lo liberano ancora dalla tirannia del capitale. Questo è quello che in nome della democrazia cristiana vogliamo e domandiamo. Lo studio ci ha rivelato che quando manca lo spirito cristiano poco si ha cura degli interessi veri del popolo, che sono concetti di giustizia e di carità insieme. Noi abbiamo aspettato troppo, e questa è la nostra vergogna. Perché frattanto il popolo ha pensato e creduto che altri poteva dargli la salute. Noi possediamo la verità, noi possediamo la giustizia: mostriamolo al popolo, rivendicando i suoi diritti. 
Romolo Murri 

Le valutazioni di ordine sociale ed economico e le scelte proposte guardavano al presente e all’avvenire ma risentivano anche del passato. Eppure nelle stesse parti in cui più pesava la tradizionale visione economica e sociale della Chiesa, la parola del Papa sopravanza di molto il sentire e la pratica presenti e radicati nella maggior parte del clero e del laicato dell’ultimo scorcio di secolo. 
Sergio Zoppi

Noi viviamo nello Stato e viviamo nella Chiesa; cittadini e cristiani, abbiamo oggi uno speciale motivo di invocare la libertà, la facoltà di muoverci, di volere, di fare. La società civile ci offre libertà vantaggiose e noi le accettiamo e le difenderemo, facendone il punto di partenza per la conquista di altre libertà ed autonomie; il cristianesimo, non ad immischiarsi direttamente in faccende politiche, ma teso a rientrare in sé ed a raccogliere tutte le sue forze nello sviluppo del pensiero e del costume religioso, e noi aiuteremo questo felice rifiorire dello spirito nel mondo, questo ritomo alle origini.
Romolo Murri 

La «Rerum novarum», per le forti prese di posizione, stupì e impressionò gran parte dello stesso mondo cattolico. La sua risonanza, pur vasta e profonda nel tempo, è progressiva e la penetrazione del suo insegnamento non è clamorosa, pur incidendo sul terreno sociale e sugli studi, tanto in Italia quanto in Europa. 
Sergio Zoppi 


Sergio Zoppi (Sesto Fiorentino, 28 marzo 1935) si è laureato in Scienze politiche nell’Università di Firenze avendo per relatore Giovanni Spadolini. Vicino agli ambienti del cattolicesimo democratico (di quel mondo cattolico vivacissimo che fu prima e dopo la guerra mondiale Firenze), è stato il capo redattore del «Nuovo osservatore», un originale quanto vitale periodico fondato e diretto da Giulio Pastore. Dopo aver pubblicato vari libri sul pensiero e l’azione dei cattolici, negli anni Settanta Zoppi è stato soprattutto studioso ed esperto acuto della questione meridionale. Tra il 1976 e il 1996, è stato il direttore generale e poi il presidente del FORMEZ’, acquisendo per così dire “sul campo” una rara conoscenza dei problemi del Mezzogiorno. Nello stesso 1996 è nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Funzione pubblica e Affari regionali nel primo governo Prodi e sottosegretario al Ministero della Pubblica istruzione nel primo governo D’Alema. Dal 2001 per un biennio è stato presidente del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura). Nel 2007 è stato nominato componente del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA). Collabora assiduamente alla «Rivista giuridica del Mezzogiorno» e alla «Rivista economica del Mezzogiorno»  promosse dalla SVIMEZ di cui è consigliere.

 

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