Giovanni Gentile. La filosofia dell'arte 

Emanuele Agazzani

Nel video Emanuele Agazzani, intervistato in occasione del Convegno di studi Il Novecento filosofico italiano nel Carteggio Croce-Gentile, che si è tenuto il 27 e 28 maggio a Napoli nella sede dell’Istituto italiano per gli studi storici, parla dell’opera di Giovanni Gentile La filosofia dell’arte, pubblicata per la prima volta nel 1931. 

Negli anni 1927 e 1928 Gentile tiene un corso all’Università di Roma su varie questioni di estetica dalle quali sarebbe nato il volume intitolato La filosofia dell’arte
La riflessione di Gentile nasce in polemica con la tesi crociana dell’arte come intuizione ed espressione del sentimento, che Gentile giudicava empiristica e dualistica, perché smarriva l’unità sintetica a priori della forma, l’espressione e del contenuto, il sentimento. 

La cattiva fortuna della Filosofia dell’arte di Gentile nella cultura filosofica italiana degli anni Trenta dipese sostanzialmente dal giudizio generato dalla durissima critica di Benedetto Croce, che aveva definito l’opera gentiliana “un tentativo di prepotenza e di sopraffazione, svolto da un maestro di sentenze, che è uomo anestetico per eminenza dissolvitore di tutto nel torbido atto”. 

Gli interpreti del tempo si sono fermati con partigianeria antiattualistica al solo lato polemico del libro e alla superficie dei nodi filosofici presenti nel volume, senza riuscire a cogliere l’importanza e la problematicità, in sede logica e teorica, del concetto di sentimento in relazione ai fondamenti della filosofia dell’atto puro di Gentile. La Filosofia dell’arte è infatti molto più di un semplice libro di estetica, perché essa, scrive Gentile, “è una trattazione sistematica della vita dello spirito come attività artistica” e quindi un libro di genuina filosofia, nel quale è in gioco la solidità e la tenuta del quadro teorico dello stesso idealismo attuale. 

L’arte per Gentile è sentimento, non inteso nella sua volgare accezione psicologica, ma nel senso rigorosamente gnoseologico, filosofico, di una soggettività immediata e pure dialettica, pura forma soggettiva d’ogni pensiero in cui l’arte consiste. 

Il sentimento è il momento aurorale del pensiero, è la vita segreta dello stesso pensiero, inafferrabile e pur sempre vivo e presente, è il principio non pervenuto a coscienza di sé della vita spirituale. Il sentimento, come immediatezza del pensiero, è il momento iniziale della sintesi spirituale e nel sentimento è l’origine stessa della dialettica e del divenire del pensiero. Il sentimento non è pensiero, ma condizione del pensiero trascendentale, è il perno sul quale ruota la totalità della realtà, il principio generatore del mondo, la radice o la base indefettibile del pensiero. 
Nel concetto di sentimento viene risolto e composto l’antico dissidio tra il realismo e l’idealismo. 



Emanuele Agazzani è borsista di ricerca all’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento di Firenze. Ha conseguito il Dottorato in Filosofia alla ‘Sapienza’ Università di Roma nel 2023 ed è stato borsista di ricerca all’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli (nel biennio 2022-2023 e 2023-2024). È ‘Cultore della materia’ in Filosofia Teoretica (M-FIL/01) nel Dipartimento di Filosofia della ‘Sapienza’ Università di Roma (2022-2025) e membro della Società Italiana di Storia della Filosofia (SISF), della Società Italiana di Filosofia Teoretica (SiFiT) e della Society for Italian Philosophy (SIP). Il «Giornale critico della filosofia italiana». Storia di una rivista (1920-1946) (2025).