Il Sacrificio di Hegel
La filosofia di Joseph Cohen
Nel video Joseph Cohen parla del suo libro Il Sacrificio di Hegel, pubblicato nel 2025 da Mimesis a cura di Mauro Cascio e con la prefazione di Gérard Bensussan.
Lo sguardo teologico a Dio è sempre uno sguardo inadeguato, perché vuol dire raccontare qualcosa che per definizione si intravede, ma si nasconde. Un mistero che è continuo riposizionamento di un orizzonte che non ci è dato toccare, solo immaginare. Fare filosofia vuol dire fare l'esperienza di questo confine. La filosofia corre in soccorso di cattive teologie bambine. Ogni seria filosofia è sempre teologia. Hanno il medesimo contenuto, la "Verità senza velo", sono fatte della stessa materia. La teologia, però, resta dietro. Perché il suo dominio è quello della "rappresentazione", ha bisogno di storie, di racconti, ogni epoca storica si "rappresenta" delle cose. Vuol dire mettere a fuoco e tentare di raccontarsi delle verità di concetti. La filosofia interviene con maggiore consapevolezza, perché investe di senso un dato che altrimenti resterebbe legato ad una Scrittura, ad una testimonianza.
Ne Il sacrificio di Hegel, Joseph Cohen ci ricorda che la Verità non è un abisso sconfinato, ma che la Verità si è fatta storia, si è fatta concretezza, si è fatta religione appunto. Il Cristianesimo è una tappa di uno sviluppo. È un percorso che tutto implica e tutti ci implica perché in questa partita siamo tutti chiamati. Con la filosofia, in Dio siamo non solo manifestati ma anche resi chiari. Solo il Sapere assoluto, solo la grande conquista della Trinità, è la risposta a domande che non sono mai cessate e che da sempre abitano il cuore dell'uomo. Sono le risposte che si sono sempre rivelate inadeguate a quanto si esige. Domande urgenti perché ne va il nostro senso e il nostro destino. E c'è la tentazione dell'ateismo (che poi consiste nel pratico a non porsi affatto le domande), o a forme scolorite e deboli, a banalità orientali. La modernità non sa più dove orientarsi. Per questo Joseph Cohen è di grande attualità, perché ci conduce in quel sentiero che abbiamo abbandonato e che dobbiamo riprendere.
Non c'è un Dio nascosto, un Dio eclissato, un Dio che non possiamo dire. C'è un che da conoscere e che oggi è in esilio nel linguaggio della secolarizzazione. Non perché sia un Dio falso o privo di interesse, ma perché il nostro quotidiano distratto una ragione del proprio esserci nel mondo nemmeno la cerca più. Se Dio è la comprensione che un'epoca ha di sé, anche questo Dio è morto. L'uomo contemporaneo se ne è sbarazzato. Viviamo un tempo disilluso e disinteressato che ci ha anestetizzato da tutto, anche da quanto è ancora, inaspettatamente, vivo, vero e qui.
Joseph Cohen, allievo di Jacques Derrida, si occupa prevalentemente di idealismo tedesco, decostruzione e fenomenologia, e del rapporto tra filosofia e religione (con particolare attenzione all'ebraismo e al cristianesimo). Dal 2007 è professore di filosofia moderna e contemporanea all’University College di Dublino (Irlanda).
Mauro Cascio, nell'ambito degli studi hegeliani, si è occupato di Logica (McTaggart e Noël), di Psicologia speculativa e della ricezione della filosofia classica tedesca a Napoli (Vera, Mariano). Tra le sue opere più recenti, Nunc stans. Eternità della presenza e riconciliazione e Il fulmine della soggettività. Attraversamenti hegeliani dall'infinita periferia.
Lo sguardo teologico a Dio è sempre uno sguardo inadeguato, perché vuol dire raccontare qualcosa che per definizione si intravede, ma si nasconde. Un mistero che è continuo riposizionamento di un orizzonte che non ci è dato toccare, solo immaginare. Fare filosofia vuol dire fare l'esperienza di questo confine. La filosofia corre in soccorso di cattive teologie bambine. Ogni seria filosofia è sempre teologia. Hanno il medesimo contenuto, la "Verità senza velo", sono fatte della stessa materia. La teologia, però, resta dietro. Perché il suo dominio è quello della "rappresentazione", ha bisogno di storie, di racconti, ogni epoca storica si "rappresenta" delle cose. Vuol dire mettere a fuoco e tentare di raccontarsi delle verità di concetti. La filosofia interviene con maggiore consapevolezza, perché investe di senso un dato che altrimenti resterebbe legato ad una Scrittura, ad una testimonianza.
Ne Il sacrificio di Hegel, Joseph Cohen ci ricorda che la Verità non è un abisso sconfinato, ma che la Verità si è fatta storia, si è fatta concretezza, si è fatta religione appunto. Il Cristianesimo è una tappa di uno sviluppo. È un percorso che tutto implica e tutti ci implica perché in questa partita siamo tutti chiamati. Con la filosofia, in Dio siamo non solo manifestati ma anche resi chiari. Solo il Sapere assoluto, solo la grande conquista della Trinità, è la risposta a domande che non sono mai cessate e che da sempre abitano il cuore dell'uomo. Sono le risposte che si sono sempre rivelate inadeguate a quanto si esige. Domande urgenti perché ne va il nostro senso e il nostro destino. E c'è la tentazione dell'ateismo (che poi consiste nel pratico a non porsi affatto le domande), o a forme scolorite e deboli, a banalità orientali. La modernità non sa più dove orientarsi. Per questo Joseph Cohen è di grande attualità, perché ci conduce in quel sentiero che abbiamo abbandonato e che dobbiamo riprendere.
Dire. Innanzitutto, dobbiamo aprire una parentesi intorno a questa parola. Perché ciò che dobbiamo pensare con Hegel, dobbiamo pensarlo intorno al dire. Ma cosa significa pensare "intorno al dire"? E da quale punto possiamo pensare ciò che il dire dice dicendosi speculativamente? In realtà, il dire speculativo sarebbe già stato pensato prima di riuscire a pensarlo. Questa è l'estensione del circolo speculativo hegeliano. Se il detto è ciò che è e significa ciò che significa, è perché non ritorna a nient'altro che a se stesso. È il dire di tutto e di tutti, prima di tutto e dopo tutto, il verbo del Sé speculativo.
Joseph Cohen
Non c'è un Dio nascosto, un Dio eclissato, un Dio che non possiamo dire. C'è un che da conoscere e che oggi è in esilio nel linguaggio della secolarizzazione. Non perché sia un Dio falso o privo di interesse, ma perché il nostro quotidiano distratto una ragione del proprio esserci nel mondo nemmeno la cerca più. Se Dio è la comprensione che un'epoca ha di sé, anche questo Dio è morto. L'uomo contemporaneo se ne è sbarazzato. Viviamo un tempo disilluso e disinteressato che ci ha anestetizzato da tutto, anche da quanto è ancora, inaspettatamente, vivo, vero e qui.
Joseph Cohen, allievo di Jacques Derrida, si occupa prevalentemente di idealismo tedesco, decostruzione e fenomenologia, e del rapporto tra filosofia e religione (con particolare attenzione all'ebraismo e al cristianesimo). Dal 2007 è professore di filosofia moderna e contemporanea all’University College di Dublino (Irlanda).
Mauro Cascio, nell'ambito degli studi hegeliani, si è occupato di Logica (McTaggart e Noël), di Psicologia speculativa e della ricezione della filosofia classica tedesca a Napoli (Vera, Mariano). Tra le sue opere più recenti, Nunc stans. Eternità della presenza e riconciliazione e Il fulmine della soggettività. Attraversamenti hegeliani dall'infinita periferia.