Massimo Iiritano. Pasolini e la filosofia

Del dolore di non essere completamente qualcosa

Nel video Massimo Iiritano parla del poeta, scrittore e regista Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Lido di Ostia, 2 novembre 1975), nella cui opera prova ad individuare una filosofia. 

Una filosofia del linguaggio, nelle sue tante finissime riflessioni sulla lingua e sui dialetti, sul loro senso esistenziale e antropologico prima ancora che sociale e politico; una filosofia della politica, nei suoi straordinari scritti di opinione, che ne fanno uno degli intellettuali più notevole della storia del novecento; una filosofia del cinema, che ha consapevolmente teorizzato e analizzato nella sua valenza semantica e ontologica, come pochi; una filosofia morale e religiosa, agita con tenacia ed “eroico furore” in tante forme, dalla letteratura alla poesia al cinema.
Una ricerca e una proposta sul tema “Pasolini e la filosofia” deve dunque tentare l’ardua fatica di attraversare tutti questi sentieri e di intenderne, per quanto possibile, il senso profondo e il messaggio filosofico profondamente originale ad essi sotteso. 

A parte (non tutti) i film, e a parte non molte poesie, romanzi, pieces teatrali, è difficile dire che Pasolini sia un autore che piace. (…) C’è in tutti i suoi scritti una vitalità e una attualità storico-esistenziale che mette in scacco i nostri pregiudizi sul valore letterario, sulla sua definitività e capacità di resistere al passare del tempo. (…) Non riusciamo mai a leggere Pasolini narratore e poeta prescindendo dalle sue vicende biografiche, dal suo modo di vivere (e morire) drammaticamente la sua diversità, dalla sua passione politica, insomma da tutta la sua problematica, e disturbante, attualità. (…) Eppure, la forza innovativa e sperimentale della sua opera è forse consistita proprio in questo ritorno ossessivo alla vitalità più impura 
Gianni Vattimo, 24 settembre 1998

 

Non si lotta solo nelle piazze, nelle strade, nelle officine, o con i discorsi, con gli scritti, con i versi: la lotta più dura è quella che si svolge nell’intimo delle coscienze, nelle suture più delicate dei sentimenti. 
Pier Paolo Pasolini, Le belle bandiere, 28 dicembre 1961

Io ho potuto fare il Vangelo così come l’ho fatto proprio perché non sono cattolico, nel senso restrittivo e condizionante della parola. (….) Ho potuto farlo così come l’ho fatto, perché mi sento libero, e non ho paura di scandalizzare nessuno; e infine perché sento che la parola d’amore (incapacità di concepire psicologicamente discriminazioni manichee, istinto di gettarsi al di là delle abitudini, sempre, sfidando ogni contraddizione), parola d’amore di cui è stato campione Giovanni XXIII, va considerata come un impegno nella nostra lotta.
Pier Paolo Pasolini, Le belle bandiere, 28 dicembre 1961

L’ateismo di un militante comunista è fior di religione in confronto al cinismo di un capitalista: nel primo si possono sempre ritrovare quei momenti di idealismo, di disperazione, di violenza psicologica, di volontà conoscitiva, di fede – che sono elementi, sia pure disgregati, di religione – nel secondo non si trova che Mammona. 
Pier Paolo Pasolini, Le belle bandiere, 28 dicembre 1961

 
Massimo Iiritano, dottore di ricerca in Filosofia della religione all’Università di Siena-Arezzo, ha svolto attività didattica e di ricerca presso diverse Università, italiane e straniere. È stato docente incaricato di Antropologia delle religioni all’Università per Stranieri di Perugia, ha collaborato con la cattedra di Estetica dell’Università di Perugia e con la cattedra di Filosofia delle religioni dell’Università di Siena-Arezzo. Attualmente è docente di Filosofia al Liceo classico Galluppi di Catanzaro e docente incaricato di Istituzioni di Storia della Filosofia e Filosofia dell’educazione all’Istituto Universitario Don Giorgio Pratesi di Soverato (Pontificia Università Salesiana di Roma). Collabora con le cattedre di filosofia morale e antropologia filosofica dell’UNICAL, laddove è anche membro del Comitato di Indirizzo del Consiglio di Corso di Studio unificato in Filosofia e Storia, Scienze Filosofiche e Scienze Storiche. È Presidente dell’associazione nazionale Amica sofia, fondata presso l’Università di Perugia, di cui cura anche la pubblicazione della rivista semestrale Amica Sofia Magazine (accreditata Anvur). È stato allievo e collaboratore, tra gli altri, di Sergio Quinzio, Bruno Forte, Sergio Givone, Massimo Cacciari.
Tra i suoi volumi monografici: Utopia del tramonto. Identità e crisi della coscienza europea, introduzione di M. Cacciari, Dedalo 2004, Teologia dell’ora nona. Il pensiero di Sergio Quinzio tra fede e filosofia, introduzione di A.G. Quinzio, Città Aperta 2006; seconda edizione Castelvecchi 2021, Dissoluzioni. La crisi dell’esperienza estetica tra arte e filosofia, prefazione di S. Givone, Rubbettino 2011, Gioacchino da Fiore. Attualità di un profeta sconfitto, Rubbettino 2015, Il dono di Prometeo, Diogene 2017,
Ma come si fa a pensare?, Castelvecchi 2019, Pensare da bambini (con Dorella Cianci), Erickson 2020, Educare all’infanzia (in dialogo con Walter Kohan), Edizioni Francescane Italiane 2022, A scuola con… Filosofia, Jouvance 2023, Fragilità di un Dio. Inquietudini filosofiche del nostro tempo, Mimesis 2024. Ha curato e introdotto la prima traduzione italiana dell’opera Agli Ebrei di Gioacchino da Fiore (Rubbettino 1998, con prefazione di Bruno Forte) e l’antologia di scritti di estetica e filosofia della religione di R. G. Collingwood, con il titolo “Lo svanire della ragione” (Bonanno 2014)