Maurizio Bettini. L'antropologia del mondo antico

Il punto di vista degli antichi 

Nel video Maurizio Bettini, filologo e antropologo, intervistato in occasione della XXIV edizione de I Dialoghi di Trani “Umanità”, parla del suo libro, L'antropologia del mondo antico, pubblicato nel 2025 dal Mulino, soffermandosi in particolare sulla figura di Plutarco, storico, antropologo e filosofo.  
A differenza di altre discipline antichistiche, lo sguardo dell’antropologia del mondo antico è sempre vicino a quello dell’osservatore greco e romano: come tale capace di frugare negli angoli meno esplorati della tradizione letteraria, documentaria e iconografica, aprendo nuove prospettive alla loro interpretazione. Per questo l’antropologo del mondo antico non si concentra solo su grandi testi o eventi, ma focalizza la propria attenzione su elementi minori, apparentemente secondari, tali però da condurre alla scoperta di modelli culturali significativi. 

Si discute su chi siano stati i padri dell’antropologia e sostanzialmente si concorda che è un fenomeno legato all’Illuminismo, ma c’è chi torna indietro fino a Montaigne o anche fino a Plutarco, che si pose una serie di problemi sull’uomo e sulle differenze tra le culture, cercando delle spiegazioni allo stesso modo degli antropologi contemporanei. 

L'antropologia del mondo antico è una disciplina storica, perché lavora su società scomparse, che cerca di osservare le cose dal punto di vista degli antichi, non proiettando su di essi le nostre categorie e i nostri modelli che spesso servono solo a fraintendere.


Maurizio Bettini è professore emerito di Filologia classica presso l’Università degli Studi di Siena, dove ha co-fondato e dirige il Centro “Antropologia e mondo antico”. Dal 1992 al 2018 ha tenuto seminari presso l’University of California a Berkeley. È stato più volte “Directeur d’études invité” presso l’École de Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi e ha insegnato presso il Collège de France. Nei suoi numerosi lavori ha studiato la letteratura latina e la cultura romana privilegiando tematiche antropologiche quali le figure dello straniero, le forme della comunicazione e della traduzione, la costruzione della tradizione, i legami di parentela, le mitologie della nascita, la profezia, le sfere sonore. Più recentemente, si è occupato di analizzare il movimento decolonizing classics. Collabora con la pagina culturale de “La Repubblica” ed è autore di romanzi e racconti. Tra le sue pubblicazioni: Voci. Antropologia sonora del mondo antico (Torino 2008); Affari di famiglia. La parentela nella letteratura e nella cultura antica (Bologna 2009); Contro le radici. Tradizione, identità, memoria (Bologna 2012); Vertere. Un’antropologia della traduzione nella cultura antica (Torino 2012); Elogio del politeismo. Quello che possiamo imparare dalle religioni antiche (Bologna 2014); Dèi e uomini nella città. Antropologia, religione e cultura nella Roma antica (Roma 2015); Radici. Tradizioni, identità, memoria (Bologna 2016); Viaggio nella terra dei sogni (Bologna 2017); Il grande racconto dei miti classici (Bologna 2018); Il mito. Discorso autorevole o racconto screditato? (Bologna 2019); Homo sum. Essere «umani» nel mondo antico (Torino 2019); Antropologia e cultura romana. Parentela, tempo, immagini dell’anima (Roma 2019); Roma, città della parola. Oralità Memoria Diritto Religione Poesia (Torino 2022); Chi ha paura dei Greci e dei Romani? Dialogo e cancel culture (Torino 2023).