Ortensio Zecchino. Lo statista Aldo Moro 

Un profeta della storia della Repubblica 

Nel video lo storico e politico Ortensio Zecchino ricorda la figura dello statista Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 - Roma, 9 maggio 1978), che definisce uno dei tre profeti della Repubblica italiana, insieme a Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi


Quando nel 1940 il giovane Aldo Moro diventa professore di Filosofia del diritto all’Università di Bari, dominava in Italia il positivismo giuridico, ossia la dottrina che attribuisce al potere legislativo la totalità di tutti i diritti e la disponibilità di tutte le condizioni, tanto che i grandi misfatti nell’Italia fascista sono stati realizzati con legge, come quello realizzato con le leggi razziali del 1938. 
Aldo Moro era portatore della tesi opposta, quella del giusnaturalismo, che si opponeva alla statolatria fascista e che farà valere in Costituente, dove fu uno dei grandi artefici del compromesso tra le diverse culture politiche, un compromesso necessario per ricostruire l’Italia.

A questa posizione Moro è stato fedele per tutta la sua vita e, nei drammatici giorni della sua prigionia, era stupito del rigore che si adottava nel rifiutare la trattativa, anteponendo l’astratto valore dello stato al valore della persona, cosa che era l’esatta contraddizione di quella cultura della quale Moro era sempre stato portatore, ossia era la cultura del mondo cattolico e cristiano, anche in un’accezione laica e liberaldemocratica, che mette al centro della storia l’uomo e la sua dignità. 

Dopo di lui nessuno ha avuto la capacità di proseguire il suo percorso e di attuare il suo pensiero e da questo punto di vista siamo tutti orfani di Moro. 

Se dovessi indicare tre grandi profeti nella vita e nella storia della Repubblica, farei i nomi di De Gasperi, Sturzo e Moro, perché sono stati gli unici che hanno avuto l’assillo di fare in modo che la vita politica potesse essere la vita di un paese normale, nel quale c’è l’alternanza tra  chi governa e chi sta all’opposizione. 


Oggi c’è la convinzione che ogni pulsione individuale, ogni desiderio si trasformi automaticamente in diritto e questo è uno stravolgimento anche del senso della Costituzione, dove i diritti sono ancorati alla dignità della persona. 

L’uomo non può essere ridotto ad un assemblaggio di organi fino a perdere l’essenza della sua umanità. La vita non può essere ridotta al solo elemento biochimico, l’uomo è qualcosa di diverso e questo era il pensiero di Moro già negli anni Quaranta, nella sua visione giusnaturalista e personalista. Oggi dobbiamo tornare a questa idea se vogliamo salvare l’occidente dalla deriva nella quale sta perdendo la sua stessa identità.

Le acquisizioni scientifiche possono essere benefiche, ma solo se sono vivificate da un di più di pensiero, di religione e di anima. 
Benedetto Croce 


Ortensio Zecchino, professore di Storia del diritto medievale e moderno, ha insegnato nelle Università “Carlo Bo” di Urbino, “Federico II” di Napoli, LUMSA di Roma e “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Senatore della Repubblica (1987-2001), ha ricoperto l’incarico di ministro dell’Università e ricerca scientifica in tre governi (1998-2001). Medaglia d’oro per la Cultura, è stato membro del Comitato scientifico dell’Enciclopedia Italiana Treccani e ha presieduto il Comitato direttivo dell’Enciclopedia Treccani “Federico II. Enciclopedia Fridericiana” (3 voll., 2005-2008). É presidente di Biogem (Biologia e genetica molecolare), un Istituto di ricerche biomediche, che ha fondato da un’idea di Gaetano Salvatore e Renato Dulbecco, inaugurato nel 2006 alla presenza di Rita Levi Montalcini (BIOGEM). Presiede anche il Centro Europeo di Studi Normanni (CESN), un sodalizio che ha fondato nel 1991, insieme a colleghi italiani, francesi e inglesi. Presso l’editore Rubbettino è condirettore della collana “Fonti e studi sulla civiltà normanna” del Centro europeo di Studi Normanni e della collana “Medievalia”, edita dal CESN.