Benedetto Croce: la poesia senza potere

Intervista all'architetto Bruno Zevi

In un'intervista del 1988 l'architetto e urbanista Bruno Zevi (Roma, 1918 - 2000) commenta l'opera di Benedetto Croce La poesia.

La poesia è la terza o la quarta estetica di Croce, quella in cui si avvertono uno scatto determinante nella visione storico-critica e una spinta all'azione politica.


Un testo che - racconta Zevi - spinse lui, studente di architettura, all'antifascismo, poiché il fascismo pensava all'arte come a uno strumento di potere e Croce, rivendicandone invece l'autonomia, scalzava il potere stesso. Secondo Zevi, La poesia è un libro in cui si dimostra che tra arte e critica d'arte può non esserci nessuna differenza grazie alla sapienza del linguaggio del filosofo.

Benedetto Croce (Pescasseroli, 1866 - Napoli, 1952), politico, filosofo ma anche scrittore e critico letterario, è stato il principale ideologo del liberalismo, nel 1943 ricostituì con Luigi Einaudi il Partito Liberale Italiano. Il suo approccio storiografico influenzò profondamente la politica e la cultura dell'epoca, e godeva di un prestigio tale che fu proposto come Presidente della Repubblica. Fu antifascista e si oppose sempre strenuamente a ogni tipo di totalitarismo.
 

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