Cecco Angiolieri: il più originale dei Giocosi

Lo scrittore del gioco e del burlesco

Guido Davico Bonino si sofferma sull`opera di Cecco Angiolieri (Siena 1260 - 1313 c.a.), il più originale rappresentante della corrente "giocosa o burlesca" della letteratura di quell`epoca, a cui sono attribuiti 110 sonetti. La poesia "tutta di testa e di tavolino", da un lato, canta le lodi del vino, del denaro, del gioco, dall`altro, inveisce contro l`odiosa-amata Becchina, parodia della dantesca Beatrice.

Giancarlo Dettori legge i sonetti: "Tre cose solamente mi so` in grado", "La malinconia è tanta e tale", "La mia donna m`ha mandato un messo", "Qualunque giorno non veggo il mio amore", "Becchina, amor! Che vuò, falso tradito?, "Non si disperin quelli de lo inferno", "S`io fossi fuoco arderei lo mondo".

Cecco Angiolieri esalta il vino, adora il potere del denaro, confessa la sua attrazione per il gioco, si scatena nel suo odio per i genitori, depreca la povertà come un male terribile e soprattutto schernisce l'odiosa amata Bettina, che è una parodia della dantesca Beatrice - Guido Davico Bonino

Guido Davico Bonino è nato a Torino nel 1938. È stato professore di Storia del teatro presso l'Università della sua città. Collabora con il quotidiano «La Stampa» e con la Rai. Nel 1997 ha pubblicato presso Einaudi il Lunario dei giorni di quiete, nel 1998, il Lunario dei giorni d'amore e nel 1999 il Lunario di fine millennio e Passione fatale. Ha diretto con Roberto Alonge la Storia del teatro moderno e contemporaneo. Ha curato per Einaudi nel 2003 la raccolta di racconti francesi L'amore impossibile e nel 2004 le raccolte Io e l'altro e Come una carezza. Nel 2006 ha pubblicato Il racconto dell'Amore, nel 2008 Novecento italiano.