Vincenzo Consolo e l'emigrazione

La storia della civiltà come storia di migrazioni

Il primo romanzo di Vincenzo Consolo, La ferita dell'aprile, racconta la ricostruzione dei partiti e le prime elezioni in Sicilia del '47. Consolo veniva da una famiglia piccolo borghese, andava con i suoi in vacanza in campagna, i suoi amici erano figli di contadini. In un racconto che fa parte del libro, Le pietre di Pantalica, parla della sua amicizia con una ragazzina, Amalia che gli insegna la lingua gallo-italica tipica del suo luogo. Lo scrittore parla poi di emigrazione:
 

Io  credo che la storia della civiltà sia una storia di emigrazione, di reciproco arricchimento.  

Vincenzo Consolo nasce a Sant’Agata di Militello (Messina) nel 1933, vive e lavora a Milano fin dagli anni cinquanta. Terminati gli studi di giurisprudenza tra Milano, dove studia all’Università Cattolica, e Messina, dove si laurea con una tesi in Filosofia del Diritto, insegna nelle scuole agrarie in Sicilia, tornando poi nel capoluogo lombardo per lavorare in RAI. Il suo esordio letterario avviene nel 1963 con La ferita dell’aprile. Nel 1976 pubblica Il sorriso dell’ignoto marinaio, il suo capolavoro. Altrettanto significativi sono Retablo (Palermo,1987), Nottetempo, casa per casa (Milano, 1992), L’olivo e l’olivastro (Milano, 1994), Lo Spasimo di Palermo (Milano, 1998), Di qua dal faro. Tra i racconti: Le pietre di Pantalica (Milano,1988), Per un po’ d’erba ai limiti del feudo (in Narratori di Sicilia a cura di L. Sciascia e S. Guglielmino, Milano, 1967), Un giorno come gli altri (in Racconti italiani del Novecento a cura di E. Siciliano, Milano, 1983), il racconto teatrale Lunaria (Torino, 1985), Catarsi. Tra i saggi: Nfernu veru. Uomini e immagini dei paesi dello zolfo (1985), La pesca del tonno in Sicilia (Palermo 1986), Il barocco in Sicilia ( Milano, 1991), Vedute dallo stretto di Messina (Palermo, 1993).