Delphine De Vigan, Le fedeltà invisibili

Un'insegnante, il suo allievo

In Le fedeltà invisibili, tradotto da Margherita Botto per Einaudi, Delphine De Vigan fa incontrare due esseri profondamente feriti: Hélène, insegnante di scienze che è stata vittima per anni della violenza paterna, e Théo, un suo alunno dodicenne che si chiude progressivamente in se stesso. Hélène è l’unica dei professori a cogliere la sofferenza del ragazzino e a preoccuparsi dei suoi comportamenti; gli altri si limitano a osservare che è distratto e sfuggente. I genitori di Théo si sono separati quando lui era piccolo: all’inizio la madre lo tempestava di domande sul padre, ora ne vuole sapere niente, e quando rivede il figlio, dopo che è stato a casa del suo ex coniuge, lo fa lavare come se fosse infetto. Nel frattempo il padre è stato licenziato dalla ditta di informatica in cui lavorava, prende molti psicofarmaci, vive nel degrado e chiede a Théo di non parlare a nessuno delle sue condizioni, se no non potranno più vedersi. Théo scopre nelle bottigliette di vodka, di rum e di whisky un mezzo per scordarsi di sé e coinvolge in questa pratica segreta l’amico Matthis. I due personaggi principali, la prof che cerca di aiutare il ragazzo ma sbaglia i modi perché è troppo coinvolta emotivamente, e il ragazzo che vuole solo autoannullarsi, sono raccontati benissimo e il lettore palpita fino all’ultimo per la sorte di lui (un po’ meno convincente Cécile, la madre dell’amico, casalinga distrutta dalla scoperta che il marito tiene di nascosto un blog razzista). Abbiamo incontrato Delphine De Vigan al Salone del libro di Torino. Traduzione consecutiva di Sonia Folin. Cosa sono le fedeltà invisibili, la scrittrice lo chiarisce ad apertura di libro:

sono fili che ci legano agli altri, ai vivi come ai morti, sono promesse che abbiamo sussurrato e di cui non riconosciamo l’eco, lealtà silenziose, sono contratti per lo piú stipulati con noi stessi, parole d’ordine accettate senza averle comprese, debiti che custodiamo nei recessi della memoria... Sono i trampolini da cui troviamo la forza di lanciarci e le trincee in cui seppelliamo i nostri sogni.

Delphine de Vigan è nata il 1° marzo 1966 a Boulogne-Billancourt. Ha esordito come scrittrice in Francia nel 2001 con Giorni senza fame. Sono seguiti, tra gli altri, Gli effetti secondari dei sogni , Niente si oppone alla notte e Da una storia vera (Prix Goncourt des lycéens 2016). Le fedeltà invisibili è pubblicato da Einaudi.