Elizabeth Strout, Mi chiamo Lucy Barton

Tra madre e figlia

In Mi chiamo Lucy Barton, il romanzo di Elizabeth Strout pubblicato da Einaudi nella traduzione di Susanna Basso, una donna avanti con l’età rievoca i giorni passati insieme a sua madre in ospedale. All’epoca Lucy, sposata con due figlie piccole, non vedeva né sentiva la madre da anni; trovarla al proprio capezzale (è stata ricoverata per un’appendicite ma non riesce a riprendersi) le dà un grandissimo conforto. Scopriamo man mano che l’infanzia di Lucy è stata piena di privazioni, soprattutto dal punto di vista affettivo, ma tra le due donne in un momento così delicato si stabilisce una tregua. La degenza di Lucy dura nove settimane; la visita della madre solo cinque giorni. Cinque giorni cruciali in cui, chiacchierando con sua madre di fatti degli altri, Lucy impara a fare i conti con il proprio passato e capisce di essere stata amata, anche se nel più imperfetto dei modi. La nuova consapevolezza aiuta Lucy, una volta ristabilitasi, a mettere fine al suo rapporto di coppia, ma è lei stessa a ribadire, questa non è la storia del mio matrimonio. Strout punta lo sguardo sul groviglio di sentimenti che lega una famiglia malata: qualcuno se ne tira fuori, qualcun altro (il fratello e la sorella di Lucy) non ce la fa.

Il modo in cui la relazione tra Lucy Barton e sua madre cambia in seguito alla visita in ospedale è interessante perché Lucy sta ricordando mentre racconta al lettore, quindi abbiamo la versione o i ricordi di una donna anziana riguardo alla visita di sua madre e quindi il racconto è pieno di precisazioni, e credo che questo sia avvenuto così, in modo da rendere Lucy credibile mentre racconta la sua storia e credo che il risultato sia la presa di coscienza del fatto che lei vuole bene a sua madre, che la ama disperatamente - Elizabeth Strout

Elizabeth Strout è nata  a Portland nel Maine il 6 gennaio 1956. Da molti anni vive a New York. Ha pubblicato i suoi racconti su «The New Yorker» e molte altre riviste. In Italia ha pubblicato, per Fazi editore, tre romanzi, Amy e Isabelle, Resta con me e I ragazzi Burgess, e la raccolta di racconti Olive Kitteridge. Con Olive Kitteridge ha vinto il Premio Pulitzer (2009), il Premio Bancarella (2010) e il Premio Mondello (2012). Dalla stessa raccolta di racconti è stata tratta una serie tv, prodotta dalla Hbo. Per Einaudi ha pubblicato Mi chiamo Lucy Barton (2016).

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