Giuseppe Parini secondo Davico Bonino

Il nostro primo poeta civile illuminato

Guido Davico Bonino analizza la vita e l'opera di Giuseppe Parini, "primo poeta civile illuminato" della cultura italiana, il quale deve la sua fama al poema satirico Il Giorno, "la più vasta radiografia della decadenza della nobiltà settecentesca". Nelle diciannove Odi, scritte tra il 1757 e il 1795, il "cittadino e poeta" Parini tratta problemi concreti, d'interesse collettivo, esalta la vita agreste come modello di sanità fisica e morale, esprime con entusiasmo un parere favorevole all'introduzione delle vaccinazioni, segno di progresso igienico e civile, tuona sdegnato contro la tortura, come il Beccaria nel Dei delitti e delle pene. L'attore Umberto Ceriani legge dalle Odi: La vita rustica, La salubrità dell`aria e La caduta.L'incipit della Vita rustica:

Perché turbarmi l’anima, 
o d’oro e d’onor brame,
se del mio viver Atropo
presso è a troncar lo stame?
E già per me si piega 
sul remo il nocchier brun
colà donde si niega
che più ritorni alcun?

Giuseppe Parini nasce a Bosisio nel 1729, figlio di un piccolo negoziante di seta. Frequenta  a Milano le scuole tenute dai barnabiti. A ventitrè anni pubblica un volumetto di versi,  Alcune poesie di Ripano Eupilino che gli consente di entrare nell’Accademia dei Trasformati. Nel  1754 sceglie di farsi prete per motivi di sussistenza. Entra come precettore in casa della duchessa Vittoria Serbelloni e vi rimane otto anni. Nell'ottobre del 1762 viene licenziato e passa alcuni mesi di grandi strettezze economiche, dalle quali lo libera la stampa del Mattino (marzo 1763), che lo rende famoso. Il conte Francesco Imbonati gli affida il figlio Carlo e il conte di Firmian, ministro plenipotenziario dell'Austria in Lombardia, comincia a proteggerlo affidandogli la compilazione de La Gazzetta di Milano, poi, sulla fine del 1769, la cattedra di eloquenza nelle Scuole Palatine. Gli viene commissionato poi un melodramma in occasione delle nozze dell'arciduca Ferdinando con Maria Beatrice d'Este (l'Ascanio in Alba, musicato da Mozart) e ottiene la carica di soprintendente alle scuole pubbliche (1791). Alla venuta dei francesi a Milano (1796) è nominato membro della municipalità. In questo periodo si conclude la sua attività poetica e lascia incompiute le due parti mancanti de Il Giorno (Il Vespro e La Notte) il poema in quattro parti pensato nel corso degli anni Settanta come completamento e rielaborazione de Il Mattino e Il Mezzogiorno. Nel 1799 gli austriaci tornano a Milano, ma Parini sfugge quasi completamente alle ritorsioni che colpiscono coloro che avevano collaborato coi francesi. Il poeta muore il 15 agosto dello stesso .