Guido Gozzano: Un ritratto

Vita e opere del poeta torinese

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        La vocazione poetica di Guido Gozzano (nato a Torino il 19 dicembre 1883) matura negli anni ruggenti della belle époque torinese. Gli interessi letterari, sorretti dallo studio dei classici e dall’amore per filosofi come Schopenhauer e Nietzsche, hanno il sopravvento su quelli per la giurisprudenza, che si risolvono in una poco brillante carriera universitaria. Coniugando l’ispirazione con una disciplina rigorosa della forma, la poesia di Gozzano si fa conoscere dal pubblico e dalla critica nel 1907, quando esce la prima raccolta: La via del rifugio.

        IL GIOVANILE ERRORE

        Venticinqu'anni!... sono vecchio, sono
        vecchio! Passò la giovinezza prima,
        il dono mi lasciò dell'abbandono!
        Un libro di passato, ov'io reprima
        il mio singhiozzo e il pallido vestigio
        riconosca di lei, tra rima e rima.
        Venticinqu'anni! Medito il prodigio
        biblico... guardo il sole che declina
        già lentamente sul mio cielo grigio.
        Venticinqu'anni... ed ecco la trentina
        inquietante, torbida d'istinti
        moribondi... ecco poi la quarantina
        spaventosa, l'età cupa dei vinti,
        poi la vecchiezza, l'orrida vecchiezza
        dai denti finti e dai capelli tinti.
        O non assai goduta giovinezza,
        oggi ti vedo quale fosti, vedo
        il tuo sorriso, amante che s'apprezza
        solo nell'ora trista del congedo!
        Venticinqu'anni!... Come più m'avanzo
        all'altra meta, gioventù, m'avvedo
        che fosti bella come un bel romanzo!

        Ma è con i Colloqui, del 1911, che essa raggiunge la sua cifra più peculiare. Il video ripercorre i luoghi della sua esistenza e della sua ispirazione, soprattutto la villa di famiglia il Meleto, presso Agliè Canavese, proponendo un interessante ritratto del poeta: “il dandy, esteta gelido, il sofista”, come si descrive attraverso quel suo alter ego letterario e caricaturale che è Totò Merumeni; il borghese troppo pigro per fare l'avvocato ma abbastanza curioso per esplorare l'India; l'inventore, come egli stesso dice, di “pochi giorni di sillabe e di rime”, distante dal coevo marinettismo, ma figlio pure lui del Novecento, amante del cinema, per il quale scrisse sceneggiature, e avverso alla poesia declamatoria e retorica propria della cultura ufficiale e accademica. Nonostante Gozzano abbia una vita molto breve (muore il 9 agosto 1916, a soli trentatré anni di tubercolosi), la sua produzione poetica supera la prova della posterità. 

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