Alessandro Manzoni: maestro del comprensibile

Il critico letterario Giorgio De Rienzo e il lascito di Manzoni

Giorgio De Rienzo non è stato solo un critico letterario specializzato negli autori otto-novecenteschi, ma anche un appassionato scrittore e rigoroso giornalista. Nella sua formazione grande rilievo ha la componente giornalistica che vede in Giulio De Benedetti, direttore de La Stampa dale 1948 al 1968 un maestro fondamentale. Di lui De Rienzo ricorda: "De Benedetti  era un direttore mitico nella storia del giornalismo. Era un direttore che non scriveva, ma sapeva come si doveva scrivere. Ho imparato moltissimo dal giornalismo". Dall'altra parte, in quanto scrittore, De Rienzo riconosce il proprio debito nei confronti di Pontiggia, Calvino, Sciascia, autori che De Rienzo considera "essenziali", per i quali la scrittura è uno strumento di comunicazione.
 

Ma lo stile me lo ha insegnato Alessandro Manzoni. Dalla lettura delle prime stesure del Fermo e Lucia si evince quanto Manzoni abbia sacrificato di inventività, compiacimento di scrittura, alla leggibilità e alla comprensibilità. Questa per me è stata una lezione determinante e non a caso Sciascia e Calvino sono tutti allievi forti di Manzoni, a differenza dei virtuosi della parola che stimo molto ma non ci bazzico insieme. 


Giorgio De Rienzo è stato critico, scrittore e giornalista. Nasce a Torino il 19 maggio 1942 e si spegne a Torino all'età di 69 anni, il 23 luglio 2011. Appassionato studioso della letteratura di Otto-Novecento, collabora con La Stampa e, dal 1980, con il Corriere della Sera. Sul quotidiano di via Solferino ogni domenica pubblica pungenti pagelle dei best seller. Sul sito online del Corriere della Sera cura la rubrica dedicata alla lingua italiana Scoglilingua. I suoi articoli sono stati racolti e pubblicati nei volumi Scioglilingua. Guida alla grammatica italiana (2006) e S.O.S. Pronto soccorso per l'uso corretto dell'Italiano (2011). 

Alessandro Manzoni (Milano, 1785-1873) è uno degli autori più importanti della storia della letteratura italiana: romanziere, scrittore e drammaturgo, deve buona parte alla sua fama a I promessi sposi, considerato vero e proprio caposaldo della nostra letteratura. L'importanza dell'opera (così come della sua prima stesura, Fermo e Lucia, del 1827, considerata ormai un lavoro a sé stante) fa sì che la figura di Manzoni sia familiare persino ai giovanissimi: impossibile trovare chi, fra i banchi di scuola, non abbia sfogliato le pagine manzoniane dedicate all'amore travagliato di Renzo e Lucia, ma anche al contesto storico e sociale del tempo. Proprio questo aspetto rende il romanzo così tanto importante anche sotto il profilo storico e sociale. Manzoni voleva scrivere le sue opere in una lingua comprensibile a tutti, ma agli inizi del XIX secolo, la lingua degli scrittori e la lingua della gente comune erano molto lontane: gli scrittori scrivevano nell’italiano letterario, la gente comune parlava in dialetto, e in Italia anche all’epoca esistevano centinaia di dialetti. Nel 1823 Manzoni ha scritto una prima volta il suo romanzo più celebre, ma lo ha scritto nel fiorentino antico di Dante, Petrarca e Boccaccio: una lingua bella, ma morta, che nessuno usava per parlare. Manzoni aveva a disposizione anche una lingua viva: il suo dialetto milanese, ma fuori di Milano e della Lombardia nessuno capiva il milanese. Ecco allora la sua idea: riscrivere il suo romanzo in fiorentino sì, ma nel fiorentino parlato ai suoi tempi, dunque in una lingua viva, non morta. Per fare questo, Manzoni è andato a Firenze, ha studiato il fiorentino parlato e ha riscritto il suo romanzo nella lingua parlata a Firenze dalle persone colte, una lingua molto simile all’italiano di oggi. Tra le altre opere di Alessandro Manzoni ricordiamo gli Inni sacri (1815), Il Conte di Carmagnola (1820), l'Adelchi (1822) e Storia della colonna infame (1840).