Jhumpa Lahiri, Dove mi trovo

Il primo romanzo in italiano della scrittrice premio Pulitzer

Una donna e lo spazio che la circonda: il bar, la cartoleria, l’altarino dedicato a un morto per strada, il supermercato, il parco, la sala d’aspetto di un medico, la terrazza di un amico, la trattoria. In Dove mi trovo, suo primo romanzo scritto in italiano uscito da Guanda (dopo In altre parole in cui celebrava la sua conquista di questa lingua e Il vestito dei libri sulle copertine dei libri), Jhumpa Lahiri offre il ritratto di una solitudine che amplifica i sensi. La sua protagonista è vigilmente protesa verso il mondo circostante, così come verso la propria interiorità. Figlia unica, cresciuta con una madre meschina e un padre chiuso nel suo guscio, da adulta non si è sposata, ha avuto relazioni con i mariti delle altre; la colpiscono le dinamiche di coppia, che si tratti di persone che incrocia per strada, di amici, di persone conosciute a una cena. I luoghi che attraversa le rimandano le storie di chi li percorre: dopo aver sentito i discorsi amari delle signore che nuotano, l’acqua della piscina sa di dolore e di angoscia; la poltrona sfregiata con la penna dalla bambina di una sua amica amplifica il disagio che ha provato di fronte alla chiacchiera fastidiosa del marito di lei; in un hotel squallido trova conforto nell’incontrare ripetutamente il tranquillo vicino di stanza; una ragazza bellissima le trasmette un fuggevole senso di benessere facendole la manicure. Originalissimo nel tono e insieme ricco di echi letterari. Da Festivaletteratura di Mantova 2018, un'intervista a Jhumpa Lahiri.

Perché alla fine l’ambientazione non c’entra nulla: lo spazio fisico, la luce, le pareti. Non importa che sia sotto un cielo o sotto la pioggia o nell’acqua limpida in estate. In treno o in macchina, sull’aereo tra le nuvole sconnesse, sparse come un branco di meduse. Altro che ferma, sono sempre e soltanto in movimento, in attesa o di arrivare o di rientrare, oppure di andare via. Una piccola valigia ai piedi da fare, da disfare, la borsa in grembo, qualche soldo, un libro infilato lì dentro. Esiste un posto dove non siamo di passaggio?  Disorientata, persa, sbalestrata, sballata,sbandata,scombussolata, smarrita, spaesata, spiantata, stranita : in questa parentela di termini mi ritrovo. Eccola dimora, le parole che mi mettono al mondo.

Jhumpa Lahiri nasce a Londra l’11 luglio 1967 da genitori bengalesi. Cresciuta negli Stati Uniti, vive tra New York e Roma. Ha scritto L'interprete dei malanni, Marcos y Marcos 2000, con il quale ha vinto nel 2000 il Pulitzer Prize for Fiction; L'omonimo, Marcos y Marcos 2003, da cui il film; Una nuova terra, Guanda 2008; La moglie, Guanda 2013, finalista al Man Booker Prize 2013 e In altre parole, Guanda 2015.