Lucio Colletti su Abelardo ed Eloisa

La forza dell'epistolario

Perché il filosofo Lucio Colletti ha scelto di parlare con Antonio Debenedetti dell'epistolario di Abelardo ed Eloisa? È un libro frequentato e dibattuto dagli studiosi, da sempre impegnati a discuterne l’autenticità, ma poco noto al grande pubblico. Colletti confessa una certa “stanchezza per la letteratura” sopraggiunta con la consapevolezza, maturata negli anni, che la vita è “infinitamente più fantastica delle opere di immaginazione”. La preferenza da lui accordata all’epistolario, rispetto ad altre opere letterarie, dipende dal fatto che quest’ultimo, pur avendo come oggetto l’amore tragico tra Abelardo ed Eloisa, è ricco di riferimenti storico-culturali straordinari.

Nella Parigi dell’XI secolo, Pietro Abelardo, filosofo e teologo, verso i trentacinque anni incontra la sedicenne Eloisa, giovane bella e dotata di una straordinaria grazia intellettuale, e con lei vive la prima e unica passione erotica della sua vita, il "peccato". Ne segue la punizione, con Eloisa che, incinta, si chiude in convento, mentre Abelardo viene fatto evirare dallo zio di lei, Fulberto. Ma di tutta la vicenda quello che colpisce più profondamente Coletti è il "personaggio femminile straordinario" di Eloisa:

Sebbene sia monaca e rinchiusa nella vita del convento, e quindi come tale offerta sposa a cristo, lei rinnega questo legame formale, questa sua dedizione alla divinità per riaffermare il legame profondo e indistruttibile - anche quando ormai sono venute meno le condizioni materiali stesse perché il loro amore possa continuare - per la figura di Abelardo.

Sullo sfondo delle lotte scismatiche di quello scorcio di Medioevo, si svolge la lotta tra quest`uomo e questa donna: lui che cerca per lettera di recuperare la loro "passione infelice" su un piano etico-religioso, lei che non riesce a rinunciare a un amore "ormai impossibile", esprimendo una disperazione che costituisce il fascino maggiore dell'epistolario.


 

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