Marianne Jaeglé, Giallo Van Gogh

Gli ultimi anni del grande pittore olandese

Sul colpo di pistola che causò la morte di Vincent Van Gogh ad Auvers-sur-Oise nel luglio 1890 scrittori e critici non hanno smesso di interrogarsi. Si è parlato di suicidio, ma molti elementi non tornano: la ferita è all'addome in un punto in cui un mancino non si sarebbe colpito facilmente, dove avrebbe preso la pistola, perché avrebbe dovuto uccidersi in un momento in cui la sua creatività era in piena espansione? In Giallo Van Gogh (traduzione di Maria Letizia Fanello, postfazione di Anna Maria Panzera, L’asino d’oro) Marianne Jaeglé ricostruisce gli ultimi due anni di vita del pittore, dal suo approdo all’amata Casa Gialla, alla difficile convivenza con lo sprezzante Guaguin, all’episodio dell’orecchio mozzato fino all’incontro con il dottor Cachet ad Auvers. Jaeglé si concentra sulla straordinaria passione per l’arte del suo protagonista e sulla sua difficoltà ad avere relazioni con il resto del mondo, ad eccezione del fratello Theo, con cui ebbe un legame esclusivo.

Tanti romanzieri si sono interessati alla morte di Vincent Van Gogh perché qui c'è una zona d'ombra, c'è una zona oscura, e questa oscurità è territorio del romanzo e del romanziere.

Marianne Jaeglé ha pubblicato diverse opere tra cui Histoire de Paris et des Parisiens, Une poupée qui dit non ed Ecrire de la page blanche à la publication, breve guida per coloro che scrivono (o hanno intenzione di farlo); è anche autrice di film documentari: Moravia, l'homme qui regarde; Sant'Egidio, les artisana de la paix; Le sang noir de Médée. Il suo primo romanzo, Vous n'aurez qu'à fermer les yeux, è apparso a giugno 2010

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