Noam Chomsky, televisione e lingua comune

Un'intervista al grande linguista

Il linguista Noam Chomsky è stato ospite di Linguaggi - Festival delle Scienze 2014. Abbiamo chiesto all’autore che ha denunciato i rischi di un mezzo di comunicazione di massa come la televisione per la manipolazione degli individui se in Italia la televisione, che ha contribuito alla diffusione di una lingua comune nazionale, abbia avuto il merito di formare linguaggi nuovi e quindi nuove strutture logiche. Ecco cosa ha risposto a Rai Letteratura.

L’Italia ha, come tutti voi sapete, una storia particolare e direi abbastanza curiosa. Noto che l’italiano non è tutt’ora la lingua parlata da tutti, si sa cioè che ci sono ancora oggi persone che non riescono a comunicare con i propri nonni, non hanno una lingua comune, perché i nonni parlano esclusivamente il dialetto. È una storia che viene da lontano, è un processo, quello che è avvenuto in Italia, dell’unificazione, che è successo 50-100 anni prima anche in altri Paesi europei, cito la Francia per dirne uno per tutti: c’è stata l’invenzione degli stati nazionali, entità completamente artificiali, che sono stati istituiti nel corso della storia con la violenza, imposti a persone che non avevano nulla a che fare le une con le altre, sia sotto il profilo linguistico che generalmente culturale, sia sotto il profilo degli atteggiamenti nei confronti del mondo. Quindi si sono costituiti come unità rigide in modo da far sì che tutte le popolazioni condividessero, all’interno di ciascuno di questi stati, lingua, concezioni, ideali, fedeltà, ed è una delle ragioni, questa, per cui per secoli l’Europa è stata terreno di sanguinosissime guerre, perché questo sistema di stati nazionali è stato imposto con la forza. Ma questo vale anche per l’imperialismo europeo, cioè nel resto del mondo l’Europa ha proiettato e imposto un analogo ciclo di processo, e se guardate a tanti conflitti tuttora esistenti vi scorgete chiaramente i residui dell’imposizione, forzata e forzosa, a società, a popolazioni che non avevano una coesione così rigida, e questa imposizione è avvenuta nell’interesse delle potenze imperiali. Voi che siete Italiani ne sapete qualcosa. A suo tempo l’Italia in Libia ha operato con mezzi violenti, direi pressoché genocidi, per cercare di unificare un Paese che era diviso in tante potenze tribali e imporgli una struttura statuale quale quella di cui abbiamo detto. Lei adesso si riferiva a un processo più recente e sì, la televisione è stata una delle forze che sono intervenute, che hanno operato per indurre gli italiani, volenti o nolenti a condividere almeno una lingua comune proprio perché molti non avevano questa lingua comune, vista la prevalenza dei dialetti parlati dagli anziani. È una cosa positiva? È una cosa negativa? Dipende da che considerazione uno ha di quest’entità stato-nazione di cui abbiamo parlato. C’è del positivo e del negativo: di certo la televisione ha svolto il suo ruolo in questo processo. Se vogliamo vederci del positivo meglio farlo attraverso la televisione che uccidendo il prossimo.

Noam Chomsky, nato a Philadelphia nel 1928, è un linguista di fama internazionale, fondatore della grammatica generativa i cui principi sono contenuti nella monografia del 1957, pubblicata in Italia nel 1974 con il titolo Le strutture della sintassi. Intellettuale poliedrico si è occupato di filosofia, storia del pensiero, affari internazionali e politica estera statunitense. Nel 2014  ha pubblicato I padroni dell’umanità. Saggi politici (1970-2013).