Nuto racconta Pavese

La terra e gli amici di Cesare Pavese

Un ricordo di Cesare Pavese: Pinolo Scaglione, il Nuto di La luna e i falò, racconta a Davide Lajolo i loro rapporti e la sua reazione alla notizia del suicidio. Il video, tratto da una trasmissione del 1980, è un omaggio a Cesare Pavese: si parla di libri, di Langhe, di amicizia, di infanzia, di dolore, di incomprensione, di rimorsi. L'incipit della Luna e i falò:

C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire «Ecco cos'ero prima di nascere». Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto?


Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 1908 – Torino, 1950), è stato poeta, scrittore, saggista, traduttore e critico letterario. Nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, nelle Langhe in provincia di Cuneo. Ben presto la famiglia si trasferisce a Torino ma le colline del suo paese restano impresse nella sua anima, assieme al ricordo del padre, che muore molto presto.  A ventidue anni si laurea con una tesi su Walt Whitman e comincia a lavorare alla rivista "La cultura", mentre si intensifica la sua attività di traduttore. La morte della madre avvenuta nel 1931 lo segna profondamente. Nel 1933 Pavese partecipa alla nascita della casa editrice Einaudi, grazie all’amicizia che lo lega a Giulio. Nel 1935 la relazione con una donna impegnata nella lotta al fascissmo gli costa l’accusa di sospetto antifascismo e la condanna al confino. Al suo rientro, nel 1936, lei ha già sposato un altro. La delusione lo sprofonda in una crisi tale da indurlo a meditare il suicidio. Finita la guerra, si iscrive al partito comunista, ma il suo impegno è prevalentemente letterario: scrive articoli di ispirazione etico-civile, riprende il lavoro per la Einaudi, elabora quella teologia del mito che prenderà corpo nei Dialoghi con Leucò. Intanto, a Roma, conosce l’attrice Constance Bowling, che rinnova in lui prima il sentimento dell’amore, poi il dolore dell’abbandono. Scrive Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Alla delusione d’amore, alle crisi politiche e religiose che riprendono a sconvolgerlo, alla nuova ondata di solitudine e di senso di vuoto non riesce più a reagire. Il 27 agosto 1950 si toglie la vita in una camera dell’albergo Roma di Torino ingoiando barbiturici. Sulla prima pagina dei Dialoghi con Leucò, sul comodino della stanza: “Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”.