Pablo Neruda: amo tutte le cose

Gabriele Morelli e Hernán Loyola

Sulla figura del grande poeta cileno Pablo Neruda, premio Nobel per la letteratura nel 1971, Katie Scroccaro ha intervistato Gabriele Morelli e Hernán Loyola: il primo si è soffermato sulla “poesia impura” di Neruda, il secondo ha raccontato la morte del poeta e il suo emozionante funerale. Dal salone del libro di Torino 2013.

AMO le cose pazze,
pazzamente.
Mi piacciono le pinze,
le forbici,
adoro
le tazze,
gli anelli di ferro,
le zuppiere,
senza parlare, ovviamente,
del sombrero.
Amo
tutte le cose,
non soltanto
le supreme,
ma
le
infinita-
mente
piccole,
il ditale,
gli speroni,
i piatti,
i vasi da fiori.
Ahi, anima mia,
bello
è il pianeta,
pieno
di pipe
per la mano
condotta
nel fumo,
di chiavi,
di saliere,
infine,
tutto
quelle che fu fatto
dalla mano dell’uomo, ogni cosa:
le curve della scarpa,
il tessuto,
la nuova nascita
dell’oro
senza il sangue,
gli occhiali,
i chiodi,
le scope,
gli orologi, le bussole,
le monete, la soave
soavità delle sedie.
Ahi, quante
cose
pure
ha costruito
l’uomo:
di lana,
di legno,
di vetro,
di corde,
tavole
meravigliose,
navi, scale.

Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto nasce a Parral il 12 luglio 1904. Sceglie l'appellativo d'arte Pablo Neruda, in onore dello scrittore e poeta cecoslovacco Jan Neruda. Per il Cile ricopre incarichi di primo piano diplomatici e politici. Aderisce al Comunismo, si candida a Presidente del Cile nel 1970, sostiene Salvador Allende. Muore in un ospedale di Santiago poco dopo il golpe di Pinochet il 23 settembre 1973.