Valeria Parrella: Anna Maria Ortese e Napoli

La capacità di raccontare le strade

 Valeria Parrella parla della grande eredità letteraria e umana lasciata da Anna Maria Ortese alla città di Napoli: lei che non era napoletana ma romana di nascita ha saputo immergersi nel paesaggio e tra le strade di Napoli restituendo, attraverso le sue pagine, un ritratto della città partenopea incredibilmente attuale. Parrella a un convegno di archiettura legge un pezzo di Il mare non bagna Napoli in cui Ortese parla degli sfollati del 1952: gli studenti capiscono subito che il racconto è ambientato a Scampia.  

Di solito, giunti a Napoli, la terra perde per voi buona parte della sua forza di gravità, non avete più peso né direzione. Si cammina senza scopo, si parla senza ragione, si tace senza motivo, ecc. Si viene, si va. Si è qui o lì, non importa dove. È come se tutti avessero perduto la possibilità di una logica, e navigassero nell'astratto profondo, completo, della pura immaginazione
(da Anna Maria Ortese, Il ragazzo di Monte di Dio, Il silenzio della ragione)

Anna Maria Ortese nasce a Roma nel 1914. Esordisce con i racconti Angelici dolori (1937) e L'infanta sepolta (1950). Il mare non bagna Napoli del 1953, premio Viareggio, esce ne I gettoni einaudiani. Pubblica poi Silenzio a Milano (1958), L'iguana (1965) e Poveri e semplici (1967), cui seguono La luna sul muro (1968) e L'alone grigio (1969). Tra le sue opere successive: Il porto di Toledo (1975), Il cappello piumato (1979), Il treno russo (1983) e In sonno e in veglia (1987). Il cardillo addolorato (1993) e Alonso e i visionari (1996) hanno un certo successo e nel 1996 esce una sua raccolta di poesie, Il mio paese è la notte. Corpo celeste del 1997 è una raccolta di riflessioni. Muore a Rapallo nel 1998.