Per Dante - Purgatorio

Il commento della linguista Valeria Della Valle e tante letture eccellenti

La linguista Valeria Della Valle ci accompagna tra i versi del Purgatorio di Dante Alighieri nel suggestivo scenario degli affreschi dei Nazareni della Sala Dante del Casino Giustiniani Massimo in Roma. A introdurre le letture è l'attore Glauco Mauri, primo di una straordinaria teoria di lettori eccellenti: Eraldo Affinati, Ugo Gregoretti, gli scrittori Tiziano Scarpa (Bonconte da Montefeltro), Jumpa Lahiri, struggente Pia de' Tolomei, Sandro Veronesi, che  sceglie per sé il XXX canto; poi la pittrice Giosetta Fioroni, Edoardo Camurri. Flavio Caroli,Giuliano Montaldo e infine la grande stella della danza Roberto Bolle.

Purgatorio - Incipit

Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele;

e canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.

Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Calïopè alquanto surga,

seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono.


Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.