Ray Bradbury e Fahrenheit 451

Da best seller di fantascienza a classico della letteratura

Quello di Ray Bradbury è il tipico caso di uno scrittore uscito dai confini di un genere letterario - la fantascienza - per entrare nella ristretta schiera dei più popolari tout court. Fahrenheit 451 è stato pubblicato la prima volta nel 1951 sulla rivista Galaxy ed è uscito in volume nel 1953, sull'onda del grande successo ottenuto da Cronache marziane (1950). In Italia è stato pubblicato con il titolo Gli anni della Fenice e la traduzione di Giorgio Monicelli dall'editore Aldo Martello nel 1956, per poi essere ripreso negli Oscar Mondadori nel 1966, dopo l'uscita del film che ne aveva tratto François Truffaut. Le innumerevoli edizioni successive sono un'ulteriore conferma del suo status di classico.

L'argomento centrale del romanzo è la prefigurazione di un mondo dominato da una dittatura ferrea e onnipresente grazie alla televisione e alla cancellazione forzata della cultura. Il titolo si riferisce alla temperatura alla quale i libri prendono fuoco. Guy Montag, il protagonista, è un "fireman" che porta sull'elmetto il numero 451 e il cui compito non è quello di spegnere gli incendi ma di provocarli, bruciando con il cherosene libri, giornali e riviste conservati illegalmente. Recuperando lentamente un senso morale autenticamente umano, Montag si ribella e riesce a fuggire mentre un conflitto di proporzioni apocalittiche distrugge la città di Los Angeles. Insieme ad altri uomini - ognuno dei quali impara a memoria un libro - Montag intraprende un lungo viaggio verso la consapevolezza e la costruzione di un mondo in cui la memoria torni ad avere valore.

Truffaut cominciò a pensare a un film tratto dal romanzo già nel 1960, quando glielo propose Raoul J. Lévy, ma non riuscì a cominciare le riprese fino ai primi giorni del 1966. Per molti critici il film è il meno riuscito tra quelli realizzati dal grande regista francese, ma è molto interessante - come capita sempre quando il cinema si confronta con la letteratura a certi livelli - fare un confronto tra il romanzo e il film. Particolarmente riuscita ci sembra - per fare appena un esempio - la scelta di Truffaut di ambientare la vicenda in un futuro molto vicino, quasi a voler sottolineare quanto incombente fosse il pericolo di un totalitarismo capace di eliminare la cultura e la memoria.

Il film a livello plastico deve ispirarsi al mondo d'oggi, se pure con un piccolo scarto, di conseguenza in ogni singola immagine ci potrà essere una cosa strana, ma non più di una - Da Autoritratto, di François Truffaut, Einaudi, 1989


Fahrenheit 451 è un film sul potere della scrittura: scrittura come asservimento, quando questa è privilegio di pochi, scrittura come liberazione nelle mani di chi libero non è. Più che un romanzo di fantascienza, Fahrenheit 451 è un libro sull'amore per i libri, e questo spiega perché ancora oggi sia tanto apprezzato da chi non può neppure immaginare una vita senza libri.