Séamus Heaney: racconto la voce della mia Irlanda

Incontro del poeta con i suoi lettori italiani

Premio Nobel per la Letteratura nel 1995, protagonista della cultura irlandese ed europea dell'ultimo quarto di secolo, Séamus Heaney è morto il 30 agosto 2013. Nato nel cuore dell'Irlanda del Nord, si laurea in lettere a Belfast e si divide fra l'Irlanda e gli Usa, dove è a lungo docente presso l'Università di Harvard. Voce lirica e appassionata dell'indipendentismo irlandese - tema centrale di tutte le sue opere - Heaney mantiene un rapporto intenso e viscerale con la propria terra, le sue tradizioni e il legame con la propria cultura e i suoi antenati. Circa una trentina delle sue numerose opere poetiche sono state tradotte in italiano e inserite in raccolte e antologie. Il filmato è stato realizzato durante un incontro con i suoi lettori italiani, durante il quale Heaney ha anche letto alcune sue poesie.

Una delle vocazioni della poesia è quella di vedere il mondo con occhi nuovi, da una prospettiva nuova, di vederlo meraviglioso - Séamus Heaney

Séamus Heaney, nasce nel 1939 nell'Ulster da una famiglia cattolica. Nel 1976 si stabilisce a Dublino dove insegna letteratura inglese fino al 1984, anno in cui è chiamato dall’Università di Harvard a insegnare discipline classiche (rhetoric and oratory). Nel 1989 vince la cattedra di poesia a Oxford. Nobel nel 1995, come poeta, viene considerato un esponente del regionalismo letterario, con un forte richiamo alle tradizioni, alla terra, al mito delle origini. Nella raccolta di saggi Preoccupazioni, riferendosi alla propria poesia scrive: “Penso alle tematiche personali e irlandesi come fossero le vocali e la consapevolezza letteraria nutrita dall’inglese le consonanti”. Alla sua opera prima Deat of a Naturalist (1966) seguirono Door into the dark (1969), Wintering out (1972), North (1975). Con Field work (1979) avvenne una svolta nella sua poesia. Station Island (1984) raccolta di poesie che prende il nome da un luogo di pellegrinaggio cattolico nella contea di Donegal. Viaggio allegorico narrato attraverso una polifonia di voci. Il poema è inteso come uno scontro tra due imperativi: restare fedele all’esperienza storica collettiva, o mantener fede alla propria soggettività. L’incontro con le ombre della sua vita personale che appartenevano alla realtà irlandese: l’archeologo, il militante dell’IRA, Joyce stesso, dovevano “articolare le rivendicazioni dell’ortodossia e la necessità di respingere quelle stesse rivendicazioni”. Tra gli anni 70 e 80, quando le tensioni politiche tra cattolici e gli ultra dell’Ulster erano all’apice, il poeta affascinato dal ritrovamento archeologico di corpi di duemila anni fa scoperti mummificati nelle torbe danesi con chiari segni di morte violenta, compone poesie come The tollund man (in Wintering out) nelle quali associa il destino delle vittime sacrificali dell’età del ferro ai ‘martiri’ politici dell’Irlanda del Nord. Opere che sollevarono numerose critiche: si pensi al giudizio di Neil Corcoran, che giudicava equivoche tali mitologie. La migliore poesia di Heaney è quella lirica, che riprende la freschezza e il diretto contatto con la natura e l’antica tradizione gaelica. Del 1991 è Seeing things, in cui è un ritorno vigoroso alla fisicità, alla fedeltà a “the grain of things”, alla venatura e alla fibra stessa del mondo. Muore a Dublino il 30 agosto 2013.