Sandro Bolchi racconta La coscienza di Zeno

Con spezzoni dello sceneggiato del 1998

Sandro Bolchi, regista dello sceneggiato televisivo del 1988 La coscienza di Zeno, approfondisce alcuni temi del celebre romanzo di Italo Svevo. Il primo incontro del regista con La coscienza di Zeno risale agli anni del Ginnasio a Trieste, con un insegnante d’eccezione come Gianni Stuparich. Il romanzo è un viaggio nella coscienza, con l’aiuto della psicanalisi, una lunga confessione del protagonista, Zeno Cosini, al proprio psicanalista.

Zeno è un bugiardone ed è un vigliaccone. Quando va dallo psicanalista sa benissimo che questo psicanalista non lo guarirà mai. Di quello che dice allo psicanalista, metà, tre quarti sono bugie, e lo può anche fare perché lo psicanalista è un quarantenne mondano esperto fino a un certo punto.

Zeno Cosini è fragile, emotivo, nevrotico, impegnato in una costante ricerca della tranquillità ed i suoi incontri sono dettati dal bisogno di protezione e di sicurezza. Il lato ironico del personaggio è messo particolarmente in risalto da Bolchi, soprattutto nella scelta di un attore sardonico, comico ma non troppo, come Johnny Dorelli. Il racconto del regista, tratto dal programma Una sera, un libro di Maurizio Cascavilla, è alternato a sequenze tratte dallo sceneggiato televisivo trasmesso dalla Rai nel 1998 e diretto dallo stesso Bolchi.

Sandro Bolchi nasce a Voghera il 18 gennaio 1924 da una famiglia originaria di Novi Ligure. Si laurea in lettere ed esordisce come attore al teatro Guf di Trieste. Prosegue questa esperienza anche dopo essersi trasferito a Bologna, dove fa il giornalista e approfondisce quella di regista, fondando nel 1948 il Teatro La Soffitta. Fra i primissimi successi teatrali L'imperatore Jones di O'Neil e l'Avaro di Molière. Dal 1956 si dedica soprattutto alla televisione, esordendo con Frana allo scalo Nord di Ugo Betti, realizzando con tecnica robusta e senso dello spettacolo numerose commedie e romanzi sceneggiati, produzioni di grande impegno e successo (I miserabili, I promessi sposi, Anna Karenina, I fratelli Karamazov e I demoni di Fedor Dostoevskij con la sceneggiatura dello scrittore Diego Fabbri; Il crogiuolo, Il mulino del Po, prima e seconda parte, per cui lavora anche alla riduzione con l'autore del romanzo Riccardo Bacchelli. La coscienza di Zeno, dal romanzo omonimo di Italo Svevo, Le mie prigioni, di Silvio Pellico, e Assunta Spina). Si occupa anche di critica televisiva. Muore il 2 agosto 2005 in una clinica romana per disturbi cardiovascolari.