I luoghi di Pinocchio

Ascanio Celestini, Rossana Dedola, Alessandro Zaccuri, Antonello Fassari

Intervista ad Ascanio Celestini sul capolavoro di Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio sul tema dei luoghi del romanzo.  Rossana Dedola nota che Roberto Innocenti ha creato una nuova edizione del libro con meravigliose illustrazioni che raffigurano la Toscana più povera. Intervengono anche Margherita Hack, Antonello Fassari e Alessandro Zaccuri. Ascanio Celestini:

La prima cosa che c’è da dire della Toscana di Collodi è che è collocata nel passato, un passato probabilmente recente, un po’ differente dai luoghi delle fiabe della tradizione, che normalmente non sono mai luoghi reali.  Nel racconto di Pinocchio però c’è un luogo vero. È un po’ quello che accade in un altro tipo di racconto della tradizione orale che è la leggenda, o anche in alcune particolari storie di streghe, dove i luoghi sono molto reali. Pinocchio incontra tutta una serie di persone a cui chiede l’elemosina. Non riceve aiuto da nessuno. Riceve solo proposte di lavoro.  L’unica persona che davvero aiuta Pinocchio è una donna che gli fa bere l’acqua, che gli offre da mangiare e che scopriamo essere una fata. È come se un bambino povero, vagabondo, che cerca un tozzo di pane e un bicchiere d’acqua, l’unica persona che può davvero aiutarlo è una persona che si colloca al di là dell’umano, addirittura una fata, che la prima volta che compare è una bambina morta. La morte incombe continuamente. Questo è un bambino che rischia continuamente di morire.  C’è un terrore che riempie queste pagine che fa felicemente a cazzotti col confettino e col panino imburrato sotto e sopra. Rispetto al ventre del pescecane è stato scritto tantissimo. Letta in maniera molto semplice, è una bella cosa che finiscano lì. È una bella trovata.  Nella lettura di Pinocchio è tutto assolutamente visibile. Noi lo vediamo, vediamo continuamente quei luoghi, noi lo vediamo incatenato che fa il cane, noi ce lo immaginiamo con le orecchie lunghe, lui che diventa asinello, il circo... Sono tutti ambienti straordinari. Il teatro dei burattini, il circo, la scuola. E quindi questa scena. Questo pezzo di cinema che è questo ventre di mostro. Una grande visione, straordinaria. È molto facile dire che è un viaggio negli inferi. È l’ultima tappa di un viaggio iniziatico. Però è soprattutto una straordinaria immagine che in un racconto che è tanto scritto e tanto orale è immediatamente comunicabile. Credo che il fatto che Pinocchio non impari dai propri errori dipenda soprattutto dal fatto che Pinocchio non è perfettamente consapevole del fatto che siano degli errori. E poi anche lì dove prende consapevolezza che sta commettendo degli errori, almeno dal punto di vista degli adulti, sostanzialmente non è che gli interessi molto. Nonostante sia una sorta di grande romanzo di formazione con tanto di viaggio iniziatico, realmente lui non si forma mai. Un’educazione come la vedono i grandi non ce l’ha mai veramente. Ce l’ha, sì, nel momento finale, dove però in qualche maniera il personaggio è morto, è forse anche più noioso, più triste. Nel momento in cui lui capisce che ha fatto tutti quegli errori e diventa buono e diventa addirittura un bambino. Io penso sempre che il vero finale di Pinocchio sia il momento in cui lui esce dal ventre del mostro col papà e muore. Lì c’è un momento in cui Pinocchio dice : “Papà, io muoio”. Poi viene salvato dal tonno e quindi da quel momento in poi diventa un bambino buono. Però ecco, la finalità della scrittura di quella storia non è fare in maniera che Pinocchio impari dai propri errori, ma fare in maniera che Pinocchio non cambi mai e che rimanga sempre quel bambino lì, quel bambino di legno.  Quel finale di lui che diventa bambino, infatti tutti cercano di interpretarlo in modi differenti, non c’entra più, non serve più alla storia. Lui già è un bambino. E lo è in tutti i monologhi. Parla come parla un bambino. Diventando grandi normalmente cerchiamo di diventare ordinati, di aprire e richiudere digressioni, eccetera… Invece il bambino no, c’ha ancora tutto davanti e non riesce a riordinarli gli oggetti, per cui ti dice quello che vede. E te lo dice in maniera disordinata. Pinocchio è bambino dal primo momento. Non serve che diventi un bambino in carne e ossa


La prima puntata delle Avventure di Pinocchio, Storia di un burattino di Carlo Collodi viene pubblicata sul Giornale per i bambini, fondato dallo stampatore Ferdinando Martini, il 7 luglio 1881. Esce in volume nel febbraio 1883. La sua storia ha fornito lo spunto a innumerevoli interpretazioni e ha stimolato la fantasia di scrittori come Giorgio Manganelli, di autori di teatro come Carmelo Bene e di cinema (tra le riduzioni più famose quella a cartoni animati di Walt Disney del 1940 e il molto più riuscito e fedele film per la televisione di Luigi Comencini del 1972). Ultimo arrivato in ordine di tempo il Pinocchio di Matteo Garrone (2019).

Carlo Collodi è lo pseudonimo di Carlo Lorenzini. Nasce il 24 novembre 1826 a Firenze, figlio di Domenico Lorenzini, cuoco dei conti Ginori, e di Angiolina Orzali, figlia maggiore del fattore dei Conti Garzoni. Trascorre vari anni a Collodi, presso la famiglia materna. Frequenta scuole religiose a Colle Val d’Elsa, e successivamente a Firenze presso gli Scolopi. A vent’anni scrive i cataloghi commentati di una prestigiosa libreria fiorentina, per poi iniziare a pubblicare (1847) su L’Italia Musicale. Fonda e dirige numerosi giornali, tra cui Il Lampione, chiuso dalla censura dopo i moti del 1848. Collodi s’impegna per l’Unità d’Italia come volontario nel 1848 e nel 1860. Intanto si dedica alla scrittura di drammi e racconti. Nel 1856 usa per la prima volta lo pseudonimo di Collodi, con cui firma tutti i suoi libri per bambini e per le scuole. Il suo primo libro per bambini viene pubblicato nel 1876: I racconti delle fate, traduzioni di fiabe letterarie francesi (da autori come Perrault, Madame Leprince de Beaumont, Madame D’Aulnoy). Segue una serie di libri per uso scolastico (1877-1890) con protagonisti Giannettino e Minuzzolo, nei quali le avventure dei personaggi servono a introdurre le nozioni da imparare. Muore improvvisamente a Firenze il 26 ottobre 1890. È sepolto nella tomba di famiglia al il cimitero monumentale fiorentino di San Miniato al Monte.


Autori: Maria Agostinelli, Andrea Cortellessa, Alessandro Greco. Regia: Antonella Zecchini.