Tahar Ben Jelloun: i miei incontri con Barthes e Genet

Diffidare di chi ha certezze

Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun racconta il suo incontro con lo scrittore, poeta e drammaturgo francese Jean Genet, e quello con Roland Barthes, spiegando in che modo questi due grandi autori lo hanno influenzato.

Barthes mi ha aperto gli occhi sul metodo di lavoro, sul modo di affrontare la realtà. Genet mi ha insegnato la modestia e l'umilità

Tahar Ben Jelloun nasce a Fes il 1 dicembre 1944. Trascorre la sua adolescenza a Tangeri e compie gli studi di filosofia a Rabat. Insegna in un liceo a Tétouan e a Casablanca ed è collaboratore del magazine «Souffles». Dal 1971 vive a Parigi. Suoi articoli in Italia appaiono di frequente sulla Repubblica; collabora anche con il Corriere della sera, Panorama, L'Espresso, Le Monde. Tra i suoi libri Einaudi ha pubblicato: Notte fatale, Creature di sabbia, Lo scrivano, Giorno di silenzio a Tangeri, Le pareti della solitudine, Dove lo Stato non c'è. Racconti italiani (con Egi Volterrani), A occhi bassi, L'amicizia, Lo specchio delle falene, Il libro del buio, L'hamman, L'amicizia e l'ombra del tradimento, Mia madre, la mia bambina, L'ha ucciso lei, il volume di poesie Stelle velate, Marocco, romanzo. Per Bompiani esce nel 2015 È questo l'Islam che fa paura e per La nave di Teseo Il Matrimonio di piacere (2016). Per La Nave di Teseo Il razzismo spiegato a mia figlia (2018), La punizione (2018).