Emanuele Trevi racconta Kerouac: Big Sur

Il labirinto del vizio raccontato come non mai

La capanna di un amico sul Bixby Canyon, a Big Sur, California: l'alias di Jack Kerouac si ritira qui per cercare sollievo e per trovare una via d'uscita dall'alcolismo che lo rende schiavo: questo è  Big Sur nelle parole del critico letterario e scrittore Emanuele Trevi in questa intervista tratta dalla puntata di Cultbook "Le storie sotto la maschera”.

Se non scrivo quello che vedo effettivamente accadere su questo globo infelice racchiuso nei contorni del mio teschio penserò che il povero Dio mi abbia mandato sulla terra per niente - Jack Kerouac, Big Sur


Jack Kerouac nasce il 12 marzo 1922 a Lowell, Massachusetts. Interrotti gli studi universitari, vagabonda per gli Stati Uniti esercitando mestieri disparati, il marinaio, il frenatore ferroviario, la guardia forestale, sulle tracce degli scrittori che ama, London, Hemingway, Wolfe. Intorno al 1950, conosciuti W.S. Burroughs e A. Ginsberg, pratica con loro, a New York e a San Francisco, quello che diviene il modello di vita della beat generation: il nomadismo, il rifiuto dell’opulenza americana, la ricerca di nuove dimensioni visionarie nella droga. Queste esperienze sono descritte nel romanzo Sulla strada (1957), che diventa, per la generazione di Kerouac, una sorta di manifesto, e che resta forse la sua opera più riuscita. I suoi libri successivi hanno un carattere fortemente autobiografico. I sotterranei (1958), allucinata cronaca poetica della vita dei beat di San Francisco, e I vagabondi del Dharma (1958), documento dell’interesse di Kerouac per le filosofie orientali, ripetono il successo di Sulla strada. Nel 1961 si isola, seguendo un altro suo modello letterario, il Thoreau di Walden, in una capanna non lontana dalla costa della California, dove compone Big Sur (1962), bilancio di una sconfitta che si riscatta nella novità della scrittura.
L'ultimo romanzo di memoria è Vanità di Duluoz (1968).