Ugo Foscolo, autoritratto in versi

Il percorso letterario di Foscolo secondo Guido Davico Bonino

In questo filmato il critico letterario Guido Davico Bonino rileva come il nome di Ugo Foscolo venga sempre associato ai Sepolcri, il carme scritto in difesa della funzione eternatrice della poesia o, al massimo, a Le Grazie, il poema in tre canti in cui viene esaltata l’immagine della poesia dispensatrice di civiltà. Qui si propone, invece, una scelta di testi, tratti dai Sonetti e dalle Odi, in cui Foscolo parla di sé, della sua inquietudine, dell'amore per la propria terra, del dolore per la morte del fratello, dell'ossequio amoroso rivolto ad Antonietta Fagnani Arese, amica milanese guarita da una malattia.
 
 L'attore Umberto Ceriani legge l’ode All’amica risanata e i seguenti sonetti: Alla sera, In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, A se stesso

Non son chi fui; perì di noi gran parte:
questo che avvanza è sol languore e pianto.
E secco è il mirto, e son le foglie sparte
del lauro, speme al giovenil mio canto.

 Perché dal dì ch’empia licenza e Marte
vestivan me del lor sanguineo manto,
cieca è la mente e guasto il core, ed arte
la fame d’oro,  arte è in me fatta, e vanto.

 Che se pur sorge di morir consiglio,
a mia fiera ragion chiudon le porte
furor di gloria, e carità di figlio.

Tal di me schiavo, e d’altri, e della sorte,
conosco il meglio ed al peggior mi appiglio,
e so invocare e non darmi la morte.

Ugo Foscolo (Zante, 1778 - Turnham Green, 1827), è stato uno dei più importanti poeti della letteratura italiana di tutti i tempi, rappresentante del neoclassicismo e del preromanticismo. Nato nell'isola greca di Zante (Zacinto), fu costretto a lasciare la sua terra natale che allora era territorio veneziano. Questo esilio forzato dalle sue origini, nonostante considerasse l'Italia la sua madrepatria, segnarono profondamente la sua vita e la sua opera. La sua poetica fu influenzata da una parte dalle teorie illuministiche e dal razionalismo, dall'altra dall'angoscia di vivere e dal confronto con l'ineluttabilità della morte. Temi principali delle sue poesie furono la patria, la bellezza, l'amore, la vita e le nobili imprese, grazie alle quali lasciare un segno indelebile. In questo senso va anche interpretata la sua opera più completa e celebrata: Dei sepolcri, pubblicata nel 1807, in cui da una parte Foscolo sottolinea l'importanza sei sepolcri per i vivi, così che possano ricordare i loro cari, ma dall'altra ne rileva il ruolo cruciale anche per la memoria collettiva, proprio per poter celebrare in eterno i valori e le imprese di coloro che hanno lasciato durante la propria vita un segno incancellabile e un esempio da seguire, stabilendo così tra i vivi e i morti una "corrispondenza di amorosi sensi". Oltre a Dei Sepolcri, Ugo Foscolo compose anche molte odi e sonetti, tra cui ricordiamo A Lucia Pallavicini caduta da cavallo (1800), All'amica risanata (1802), Alla seraA ZacintoIn morte del fratello Giovanni (1803) e il romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1802-1803).