Alberto Rollo, Un'educazione milanese
Crescere a Milano: un romanzo di formazione
La città che racconta Alberto Rollo nel suo romanzo Un’educazione milanese (Manni) è quella scoperta da ragazzino con il padre da piccolo, e il padre, insieme all’amico Marco, è figura centrale di questo libro asciutto e commovente. Il padre operaio, fedele alla Madre Russia, origini leccesi superate da un uso esclusivo del dialetto milanese, le fabbriche viste come monumento, il disprezzo per gli impiegati, il rigore educativo, le guide del Touring e un dizionario come unici libri di casa; la madre ex sarta che si dedica ai figli: così cresce Alberto negli anni cinquanta, aggiungendo agli insegnamenti paterni quelli del prete all’Oratorio. Questa l’infanzia. Come la prima parte si svolge sotto il segno del padre, la seconda è dominata da Marco, studente di architettura, sognatore ricco di fascino. È il momento dell’approdo alla Milano dei teatri, dei cinema, dell’università, della contestazione studentesca, dei centri sociali. I maestri (Enzo Paci, Franco Fortini, Goffredo Fofi), la musica (i Rolling Stones ma anche Mahler e l’Umbria jazz), le gite al lago nelle ville degli amici, il sogno di cambiare il mondo. Poi la cesura netta: l’incidente di macchina, la morte improvvisa di Marco, la fine di un’epoca. Spostandosi tra presente e passato Rollo ribadisce che la vera protagonista del suo libro è Milano, nuova, eppure fedele a se stessa.
Cosa vuol dire appartenere alla città è un tema che mi ha ossessionato per molta parte della mia esistenza, perché ho sempre sentito questa forza attrattiva nei confronti di una città che per lo più viene considerata come respingete o, come tutte le metropoli, non ha la forza della campagna, della collina, del paesaggio a cui l’anima aderisce come in forza di appartenenza.
Alberto Rollo nasce a Milano nel 1951. Dal 2005 è direttore letterario della casa editrice Feltrinelli, dove lavora per oltre vent'anni. Nei decenni Ottanta e Novanta scrive recensioni di libri, teatro e cinema per vari quotidiani nazionali, e saggi su riviste (“Belfagor”, “Quaderni Piacentini”, “Ombre Rosse”, “Il Maltese”, Tirature); è stato collaboratore di “Linea d’Ombra” e ha tradotto autori inglesi e americani contemporanei, da Jonathan Coe a William Faulkner. Ha scritto per il teatro e ha realizzato documentari per la tv. Un'educazione milanese è la sua prima opera di narrativa e ha vinto il premio letterario Corrado Alvaro e Libero Bigiaretti.