Elio Vittorini, il Politecnico

Fra politica e letteratura

29 settembre 1945. In una Milano ancora ingombra di macerie, esce il “Politecnico”, il settimanale di cultura contemporanea fondato da Elio Vittorini, edito da Einaudi, che svolge la sua attività fino al dicembre del 1947. Una vicenda ripercorsa dal professor Lucio Villari con Michela Ponzani. Il “Politecnico” vuole unire gli intellettuali italiani al di là delle loro ideologie, indicando loro un obiettivo comune: la creazione di una nuova cultura che aiuti a eliminare lo sfruttamento e la schiavitù e dunque abbandoni il carattere esclusivamente consolatorio. Gli strumenti per raggiungere questo obbiettivo sono diversi: una soluzione grafica d'avanguardia, inchieste giornalistiche che impegnano gli intellettuali nella conoscenza diretta e nella ricognizione con¬creta della realtà; l'apertura ai giovani e alle avanguardie artistiche e culturali europee e americane.

Elio Vittorini (Siracusa, 1908 – Milano, 1966), scrittore, critico letterario e traduttore, da ragazzo fa l'operaio; si rivela intorno al 1927, nell'ambiente fiorentino di Solaria; dopo la Liberazione dirige a Milano la rivista Il Politecnico (1945-47), di tendenza comunista; poi, presso l'editore Einaudi, la collezione letteraria I gettoni, che scopre nuovi scrittori; infine la collezione Medusa dell'editore Mondadori e, con Italo Calvino, i quaderni di letteratura Il menabò. Nei suoi primi racconti (Piccola borghesia, 1931; Il garofano rosso, 1933-35, Nei Morlacchi - Viaggio in Sardegna, 1936) oscilla fra una memoria proustiana e un realismo spesso crudo; ma con Conversazione in Sicilia (1941), comincia a trarre dal mondo dei ricordi figurazioni mitiche della vita del mondo offeso dal male. Dopo Uomini e no, romanzo ispirato alla Resistenza italiana, scrive Il Sempione strizza l'occhio al Fréjus (1947), Le donne di Messina La garibaldina (1956). Raccoglie i suoi scritti critici, letterari e di costume in Diario in pubblico (1957). Diverse le pubblicazioni postume di sue opere.Questi aspetti della rivista si rivelano ben presto in contraddizione con la po-litica del PCI, sul piano sia politico che culturale. Sul piano politico, perché, inter¬venendo attraverso le inchieste, il giornale assume posizioni talora diverse da quelle delle sinistre; sul piano culturale perché l'apertura alle avanguardie, a Sartre e all'esistenzialismo, alla psicoanalisi sono combattute dal PCI, che invece propo¬ne una linea tradizionalmente storicistica, capace di conquistare un ceto medio generalmente ostile agli atteggiamenti avanguardistici.