Giulia Caminito, La grande A

Giulia Caminito, La grande A

Italiani d'Etiopia: miglior esordio narrativo 2017

Giulia Caminito, La grande A


La storia raccontata nella Grande A da Giulia Caminito (Giunti) comincia a Legnano sotto il fascismo. Giada, la protagonista, è una bambina e vive dalla zia perché la madre Adi se n’è andata in Africa a guidare i camion. Fame, bombardamenti e l’amarezza di dover dividere il letto con una vecchia cieca, la Nonna, che non è neppure la sua di nonna. La Liberazione: John, un soldato americano che riserva sempre un pezzetto di cioccolata a Giadina che è magra magra e gli ricorda sua figlia. Passa il tempo e Adi torna: ha sulle labbra un rossetto rosso pomodoro, la sigaretta sempre accesa, cappotto e cappello di pelliccia. Fa una sfuriata alla sorella che le ha rubato i soldi e decide che le figlie (c’è anche Rina, affidata a una coppia di anziani) la raggiungeranno nella grande A. Rina non ci pensa proprio, Giada lascia il lavoro d’ufficio e sale sulla nave che va da Venezia a Massaua e poi sulla barca che la porta ad Assab. L’anno è il 1950. Cameriera nel bar materno, compagna inseparabile di una gazzella, sposa a soli diciotto anni del fatuo Giacomo, madre di Massimiliano, impiegata in una ditta ad Addis Abeba, giocatrice di carte al circolo degli italiani, ballerina scatenata alle feste… Il 1960 segna la fine del periodo d’oro per gli italiani in Africa e la prima a capirlo è Adi che lascia tutto, torna in Italia, e si stabilisce in una cascina fuori Ravenna. Giada, al solito, la segue; Giacomo verrà se vorrà. E la cosa più bella del libro è il ritratto di Adi (nella realtà la bisnonna di Giulia Caminato, che si è ispirata alla sua storia familiare per ricostruire un pezzo importante di storia patria): 

Adele, detta Adi, al modo dei maschi, la madre che madre non sapeva fare, la donna che donna non sapeva fare, tutta contorta, raggrumata come una besciamella venuta male, testuggine e sirena, con le sue fisse da montanara e le sue pose bislacche da diva del grande schermo, le sue opinioni che guai a contraddirle, le scarpe di cavallino che guai a rovinarle, peste e bubboni assicurati, il parlare con il fumo in bocca. Ancora ne invidiava la sicumera con cui teneva a bada il mondo, messo alla catena, affamato. Una forza che la Giada non si sentiva addosso, non era sua, da tutta la vita ne andava cercando le tracce, sui sentieri mai battuti dal sole. Lei, solo lei, era la sua Grande A.

Con Giulia Caminito abbiamo parlato di questa storia familiare che è anche storia d’Italia, del rapporto tra le due protagoniste, la piccola Giada e l’immensa Adi, di uomini poco presenti, degi italiani in Africa e della lingua del romanzo. Con La grande A è stata giudicata miglior esordiente per il Bagutta 2017.

Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 ed è laureata in Filosofia politica. Suo padre è originario di Asmara, sua nonna e suo nonno si sono conosciuti ad Assab, la sua bisnonna fu guidatrice di camion, contrabbandiera di alcolici e personalità vivace della comunità italiana d’Etiopia ed Eritrea. La Grande A è il suo primo romanzo.