Maria Clelia Cardona, I giorni della merla
Una raccolta poetica tra meditazioni intime e riflessioni civili
Definito da Giancarlo Pontiggia “un libro di pensieri stellari, di meditazioni intime, di riflessioni civili", I giorni della merla di Maria Clelia Cardona, pubblicato da Moretti & Vitali, parte da un poemetto di commiato dalla propria madre e subito si è conquistati dalla potenza dei versi, dalla loro classicità, dalla loro adesione al vissuto, alle “misure nostre” e alla loro precarietà. La natura è molto presente in questa raccolta: ci sono le stagioni e il loro passaggio (non a caso il titolo fa riferimento ai giorni di gelo che preludono al passaggio alla primavera), ci sono le piante (l’acacia,il geranio,i ciclamini), gli animali ("Cicale, farfalle, grilli, lucciole” è il titolo di un componimento). Parte importante del libro è il dialogo con i poeti amati (da Leopardi a Pasolini da Pound a Bonnefoy). Una sottile vena ironica investe il mondo presente e le sue distorsioni; entra nelle poesie il mondo del web e il suo linguaggio; La bambina collaterale stigamatizza la crudeltà delle guerre lontane dal nostro territorio.
Maria Clelia Cardona è nata il 5 dicembre 1940 a Viterbo e vive a Roma. Fra le sue opere dei narrativa: L’altra metà del demone, (Marsilio, 1998); Il cappello nero (Marsilio, 20009, Furia di diavolo (Avagliano, 2008); Sottoroma (Empiria, 2013). Fra le raccolte di poesia: Il vino del congedo (Amadeus 1994); Da un millennio all’altro, (Empiria 2004). Fra le traduzioni: Carmina Burana (Guanda, 1995), Yves Bonnefoy, L’acqua che fugge, Poesie scelte 1947-1997 (Fondazione Piazzolla, 1998); Frontone, Elogio della negligenza (Medusa, 2006). Fra le opere di saggistica: La storia della villeggiatura (Abete, 1994); L’essenza dei latini (con Luca Canali, Mondadori, 2000). È stata condirettrice della rivista letteraria malavoglia. Collabora a Leggendaria e a Pagine.Lascia che lontano di qui le stelle
parlino di noi, ma noi non parliamo
di stelle, ti prego, così fiammanti e altere,
labili come eterne divinità che scendono
sul filo di anni luce,
Un troppo che ci elude – meglio
le misure nostre: i pochi anni, il tiepido
risplendere, la corta sosta
nel ricordo.