Nicola Manuppelli, Roma

La formazione di un giovane nella Roma di Fellini

A sette anni Tommaso batte a macchina con disinvoltura; il padre, che fa il segretario in uno studio legale, gliel’ha insegnato quando era piccolo e il suo primo regalo importante è una Olivetti portatile. È così che il ragazzo approda alla carriera di giornalista a Milano, mentre è l’esplosione della bomba di piazza Fontana e il ferimento subito in quell’occasione a fargli decidere di partire per Roma per cambiare vita. In Roma, pubblicato da Miraggi edizioni, Nicola Manuppelli affronta una sfida coraggiosa: raccontare la Cinecittà di Fellini, ma anche il Pigneto, Trastevere, piazza del Popolo degli anni 1970-71 attingendo ad aneddoti su aneddoti (su Richard Burton, su Walter Chiari, su Gore Vidal per citare solo alcuni dei personaggi famosi che compaiono nel libro) senza cadere nel bozzettistico. Ci riesce e il suo romanzo fa scoprire al lettore l’epoca d’oro del cinema italiano attraverso gli occhi di un giovane ingenuo ed entusiasta. A Roma, Tommaso conosce Satchmo, un sosia di Louis Armstrong che vive costruendo notizie false sui divi grazie a una rete di collaboratori, tra cui presto annovera anche il nuovo arrivato. Tra cene che si protraggono tutta la notte, bevute interminabili, corse di maiali al Circo Massimo, Tommaso fa gli incontri fondamentali della sua vita. A stregarlo è Judy, un’inglesina di Bath, con la passione per il pettegolezzo sui divi. L’amaro finale oltre a segnare la fine della giovinezza, marca quel confine tra vero e falso che tutta l’atmosfera intorno a Tommaso sembrava voler negare. Manuppelli alterna il lavoro di scrittore a quello di traduttore di classici americani: la sua prosa vivace e appassionata ne trae gran giovamento.

Per me Roma è sempre stata l'estate. Ci arrivai che era il 21 giugno del 1970, lasciandomi Milano e la primavera alle spalle. Ci arrivai che ero un ragazzo timido e confuso, una persona del nord a tutti gli effetti, con le macchinosità e le cavillosità di una persona del nord, un ragazzo pallido e tremolante, un pastrocchio dai capelli ricci ma non troppo, neri ma di un nero non intenso. Un ghirigoro con le gambe e le braccia. Una creatura della pianura che non aveva conosciuto mai davvero quella che i latini chiamano aestas, il calore bruciante, il tempo buono, l'aria serena. Per noi di Milano il caldo è sempre un po' umido, il tempo appiccoso o ostile, l'aria un po' turbolenta, quasi che avessimo paura di stare con le mani in mano. Ci portiamo dietro una formalità che è secolare e ci fa apparire freddi anche quando siamo solamente impacciati. Ciò ci rende più difficile superare la giovinezza, come se la nostra linea d'ombra fosse sconfinata quasi quanto la nostra pianura. 

 
Nicola Manuppelli è nato a Vizzolo Predabissi nel 1977. Scrive, traduce, cura, scopre autori americani e irlandesi (fra i quali Andre Dubus, Charles Baxter, Jane Urquhart, Roger Rosenblatt, A.B. Guthrie, Sara Taylor, Gina Berriault, Don Robertson). Collabora, fra gli altri, con Mattioli, Minimum Fax, Nutrimenti, Aliberti. Suoi articoli sono apparsi su Chicago Quarterly, Numéro, D di Repubblica, Satisfiction, Il Primo Amore, IBS Café. Ha pubblicato i romanzi Bowling (2014, Barney Edizioni) e Merenda da Hadelman (2016, Aliberti), la biografia della scrittrice Alice Munro, La fessura (2014, Barbera) e la raccolta di poesie Quello che dice una cameriera (2017, Miraggi). Dal 2016 conduce il programma radio I fuorilegge con Claudio Marinaccio e dirige una collana omonima di letteratura americana e italiana. Nel 2016 il noir Merenda da Hadelman (Aliberti). È il biografo ufficiale dello scrittore americano Chuck Kinder.