Paola Cereda, Quella metà di noi

La verità è il più grande dei segreti

Matilde, la protagonista di Quella metà di noi  di Paola Cereda (Giulio Perrone), ex maestra elementare, risponde a un annuncio per badante e comincia a prendersi cura di un ingegnere della Fiat non più autosufficiente a causa di un ictus. Siamo a Torino e la donna attraversa la città, da Barriera, la periferia in cui vive, fino in centro dove abitano Giacomo Dotto e sua moglie Laura. La narrazione si estende verso personaggi minori, ognuno alla prese con i propri problemi: la pulitrice romena di casa Dotto, Dora che passa il tempo a litigare con Laura; Laura stessa che non ha avuto figli e ha il vizio del gioco; il vicino di casa molisano di Matilde che cerca di fare teatro; l’amica equadoregna e i suoi parenti lontani. Su una figura in particolare lo sguardo dell’autrice si fa severo, quella di Emanuela, la figlia di Matilde. Il libro si apre con la sua voce imperiosa: “passo da te o mi fai subito un bonifico?”.  Emanuela è scappata via da Barriera appena ha potuto, ha studiato veterinaria, ha sposato il figlio di una famiglia snob, cerca la madre, di cui un po’ si vergogna, soltanto per avanzare pretese economiche. La parte più convincente del romanzo riguarda il segreto di Matilde: lei i soldi da dare a Emanuela non ce li ha perché si è fidata di uno; vorrebbe raccontarlo alla figlia, ma questa non riesce proprio a starla a sentire. Anche l’ingegnere ha avuto un amore inconfessato e nel periodo che passano insieme lui e Matilde si accende una corrente di affetto e di simpatia. Che è quanto di meglio possiamo augurarci dai rapporti umani, sembra suggerire Cereda.   

I segreti sono? Spazi di intimità da preservare, nascondigli per azioni incoerenti, fughe, sguardi, libertà particolari, il trucco che nasconde l’evidenza, pozze in cui saltare a piedi scalzi, regali senza mittente, errori, vendette. Persone amate. Chi non ha qualcosa da nascondere, ha almeno una verità da raccontare. E la verità, a volte, è il più grande di tutti i segreti. 


Paola Cereda, psicologa, è nata in Brianza ed è appassionata di teatro. Dopo un lungo periodo come assistente alla regia in ambito professionistico, è andata in giro per il mondo fino ad approdare in Argentina, dove si è avvicinata al teatro comunitario. Oggi vive a Torino e si occupa di progetti artistici e culturali nel sociale. Vincitrice di numerosi concorsi letterari, è stata finalista al Premio Calvino nel 2001 e nel 2009. Ha pubblicato Della vita di Alfredo (2009), Se chiedi al vento di restare (2014), Le tre notti dell’abbondanza (2015), Confessioni audaci di un ballerino di liscio (2017).
 

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