Romana Petri, Pranzi di famiglia

Ritratto di famiglia a Lisbona

Con Pranzi di famiglia, Romana Petri torna a indagare sugli intrecci dei Dos Santos, la famiglia portoghese che era già stata al centro di Ovunque tu sia. Il romanzo si apre poco dopo la morte della madre Maria, che dopo l’abbandono del marito per un’altra donna, aveva allevato da sola la figlia Rita nata con una faccia deforme e i due gemelli Vasco e Joanna. I figli sono sulla trentina e continuano a vedere il padre Tiago la domenica a pranzo al ristorante: un momento in cui tutti i rancori vengono a galla e ci si scambiano battute feroci. Perno della narrazione è Vasco, che si barcamena tra le due sorelle esaurite (Rita, che ha subito numerose operazioni, è una single esacerbata e solitaria, ma alla lunga capace di far pace con se stessa, mentre la bellissima Joanna sfiorisce appresso ai due figli e al marito tapino che la fa trasferire in una villetta fuori Lisbona). Il capofamiglia, Tiago, di origini modeste, si pavoneggia per il suo incarico di ministro della Salute e si vergogna del fratello schizofrenico che vive come un barbone, poi c’è il nonno che vive in una casa di riposo per mutilati e ogni tanto scappa in ospedale per farsi operare alla pancia senza motivo. In questo contesto che è una somma di disfunzionalità s’inserisce la pittrice italiana Luciana Albertini, di cui s’innamora Vasco, che di lavoro fa il gallerista. Luciana si trasferisce da lui, gli alleggerisce la vita con i suoi modi spensierati e disinibiti e, grazie a una mostra in cui raffigura tutti i componenti della famiglia, provoca una rottura dei fasulli equilibri consolidati nel tempo.  Realistico e visionario insieme, il ritratto di un’istituzione a cui continuiamo a essere legati nonostante la sua inarrestabile decadenza. 

La mia è una di quelle famiglie che conserva il poco che ha, solo che lo conserva male, in un modo che non fa altro che diminuire. E alla fine si accontenta pure del pugno di mosche. Da noi si può pensare qualsiasi cosa, ma non bisogna dirla, bisogna invece mettere un silenzio sopra l’altro, farne una montagna così alta che di scalarla non andrà più a nessuno. È un lavoro che richiede anni, con noi hanno cominciato quando eravamo bambini.

Romana Petri è nata a Roma, città in cui attualmente vive. Traduttrice e critico letterario collabora con ttl La Stampa, il Venerdì di Repubblica, Corriere della Sera e Il Messaggero. Tra le sue opere: Ti spiego (BEAT, 2015), Ovunque io sia (BEAT, 2012), Alle Case venie (BEAT, 2017) e Le Serenate del Ciclone (Neri Pozza, 2015), vincitore del premio Super Mondello 2016 e del Mondello Giovani e Il mio cane del Klondike (Neri Pozza, 2017).